Intervista: The Gluts, non c’è spazio per i compromessi

Asciutti e sintetici, ecco The Gluts: un disco, “Warsaw”, appena pubblicato e suoni tra il noise e il post punk da diffondere a piene mani. Abbiamo fatto due chiacchiere con loro.

Mi raccontate la vostra storia fin qui?

Una vita normale come tante, piena di personaggi sbagliati e chiacchieroni. Per questo quando prendiamo questo vinile in mano sorridiamo. Un po’ per soddisfazione, un po’ alla faccia loro.

Trovo il disco molto compatto e molto omogeneo. In quanto tempo e come l’avete composto? Qual è il vostro metodo di lavoro tipico?

Il metodo è trovarsi e improvvisare. Non siamo dei cantautori. Registriamo quello che tiriamo fuori e se ci sono idee valide proviamo a dargli forma. Quanto ci abbiamo messo esattamente non lo sappiamo neppure noi, in pratica da quando è arrivata Claudia abbiamo iniziato a fare sul serio.

I vostri gusti musicali fanno chiaro riferimento a tutta quella fascia che va dai Joy Division ai Bauhaus e via discorrendo. Vorrei sapere se vi piacciono anche le band contemporanee che fanno riferimento a quel periodo (come gli Interpol per esempio).

Gli Interpol ci piacciono, ottime sonorità e atmosfere, forse un po’ ripetitivi. Come noi del resto. Ultimamente abbiamo un approccio un po’ metallaro forse, in pratica ascoltiamo quasi solo ciò che ha radici psych. Alla fine molti gruppi in Lombroso (dove abbiamo la salaprove) ora fanno psych, tutto grazie a un personaggio molto carismatico che frequenta Lombroso da anni.

Avete scelto di far uscire il disco in free download e poi solo in digitale e in vinile, a tiratura limitata. Come mai queste scelte?

Free download perché abbiamo voluto dare a tutti l’occasione di ascoltare la nostra musica dove volessero. È limitato a una settimana. Poi se piaceremo ci sono i normali canali digitali e la possibilità di comperare uno dei 100 vinili che abbiamo stampato.

Crediamo nell’autoproduzione, dopo le proposte ridicole che abbiamo ricevuto da un paio di label e ci è sembrato il giusto format per questo primo lavoro.

Nel vinile ci sarà anche un racconto che avete scritto e che è il proseguimento di “Don’t believe in fairy tales”. 

Apparentemente il racconto non ha regole, non deve essere in sintonia con altro. È una mini-storia che ci sembrava l’esatto continuum di “Don’t Believe in Fairy Tales” la ninna nanna che Marco ha scritto per sua figlia Sofia e così abbiamo deciso di inserirla nel disco.