Si chiama Same Old Nightmare il secondo lavoro dei Gunash: il disco è un concept album che si avvale della collaborazione su alcune tracce di Rami Jaffee, tastierista con Foo Fighters, Wallflowers e numerosi altri artisti di successo .

Il disco è pubblicato e distribuito da Go Down Records e contiene undici tracce più una bonus track: scopo del disco è descrivere il senso di perdita, in ogni sua manifestazione.

Il brano di apertura è Israfael, dedicata all’omonima poesia di Edgar Allan Poe e giustamente aperta dai canti del muezzin. Componimento fluido e di buon impatto, Graveman può ricordare la sfera d’influenza degli Incubus, e mette in evidenza una voce dalle ottime doti.

A seguire Kannibal Orkids, il primo brano che fa registrare l’intervento di Rami Jaffee: oltre alle tastiere, si nota anche un lavoro piuttosto significativo di batteria.

Jaffee appare anche nella ritmata Paper Dolls, che prende le sembianze di un rock che alterna influenze grunge e nu metal con qualche spruzzata blues.

La breve Progression of Crime si divide tra gli archi da film thriller e le passioni violente di batteria e chitarra. Più morbido lo scorrimento di A New Life, che può riportare alla mente qualche idea in stile Soundgarden.

Underwater parte, giustamente, sott’acqua, per lasciare spazio a chitarre piuttosto sostenute e a un ritmo molto martellante. Segue la prima parte di Born in Spring, piuttosto malinconica nell’intro, salvo liberarsi degli affanni grazie a un certo quantitativo di potenza sonora, con qualche caratteristica del talking blues.

Piccoli indizi di progressive all’interno di Ghost, che appare propensa ai cambi di ritmo, con un suono comunque potente e intenso.

Born in Spring part 2 si immerge in atmosfere oscure e ambigue, con sciabolate elettroniche a far da contraltare al cantato. Molto più classica Dream Away, che inserisce anche i violini in quella che, tecnicamente, sarebbe la chiusura melodica del disco, con una coda dalle aspirazioni sinfoniche.

Se non fosse che c’è la bonus track, Weathercock, in cui Jaffee fa il proprio ritorno per accompagnare un brano intenso e veloce, con la chitarra elettrica in buona evidenza.

La band si conferma interessante e capace di sorprese, virtù sempre più rara. Meglio ancora: la band ha costruito uno stile solido, che permette numerose variazioni sul tema ma che è riconoscibile e risultato di una buona personalità.

One thought on “Recensione: Gunash, “Same Old Nightmare””

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi