Venerdì 4 aprile esce Stammi accanto, secondo e nuovo album solista di Cristiano Godano: il leader dei Marlene Kuntz ha composto queste canzoni negli ultimi mesi del 2021, poco più di un anno dall’uscita di Mi ero perso il cuore, il primo album pubblicato senza la band.
Godano ha presentato in conferenza stampa via Zoom, un po’ come in tempi di lockdown, il nuovo album, rispondendo alle domande dei giornalisti e aprendo qualche squarcio in più su queste canzoni, intime ma forse un po’ più serene rispetto a quelle dell’esordio solista.
Partiamo dalla domanda che gli ho posto io per TRAKS. Domanda che in origine volevano essere due, ma mi sono autocensurato per non togliere spazio ai discorsi sul disco.
In realtà io avrei due domande, ma ne farò una. La domanda vera aveva un nome e un cognome ed è “Guido Crosetto”, ma in realtà ti chiederò un’altra cosa: Mi ero perso il cuore, è uscito cinque anni fa, in piena epoca Covid, ma immagino tu l’avessi progettato ed eseguito prima. Questo disco è altrettanto figlio del lockdown, a quanto ho capito, eppure in un certo modo mi sembra già un po’ più alleggerito. Vorrei sapere come è arrivato tutto questo tipo di di sentimento e se lo senti anche tu “alleggerito”.
“Ma sicuramente sono due dischi quasi coevi perché il disco precedente è uscito, adesso spero di non sbagliarmi, forse nel 2019 (in realtà a maggio 2020, Ndr), comunque è uscito, diciamo, giusto prima dell’esplosione del Covid e queste canzoni sono state scritte dopo la prima difficilissima estate, quando abbiamo cominciato a suonare contingentati eccetera eccetera.
E subito dopo, quando è tornato l’autunno e di nuovo il Covid ha cominciato a rivenire fuori, io ho iniziato a scrivere le canzoni, me ne sono reso conto in retrospettiva, quando stava per essere scoperto il vaccino. Quindi l’umanità stava cominciando a trovare la sua speranza personale. C’era desiderio di uscire da tutto questo incubo. Le canzoni nascono in quel contesto e, come dici giustamente tu, c’è meno “cupezza dannata” quasi.
Per certi versi mi piace quindi anche giustificare il collegamento fra i due dischi, nel senso dell’evoluzione. C’è l’intimità, c’è la vulnerabilità, c’è la riflessività, ma con un’attitudine diversa. Perché io, come tutta l’umanità, cercavo di uscirne in qualche modo e avevo assolutamente bisogno di creare, sono stato il classico artista fra tanti che ha subito il Covid.
Sono rimasto sospeso nell’inazione, non ho saputo far niente, non ho saputo sfruttare il tempo che avevo a disposizione, paradossalmente, e a un certo punto avevo bisogno di uscirne. E questi di queste canzoni sono frutto di questo desiderio di uscirne, sostanzialmente, e non sono connesse con il Covid. Il Covid non ha minimamente a che fare con l’ispirazione di questi pezzi.
È soltanto una questione del contesto temporale in cui sono state fatte. Eh sì, quindi vedi giusto c’è una pulizia di suono diversa. Le reference mie mentali avevano bisogno di farmi combaciare alcune cose con certi miei desideri. E sono felice che venga notata questa cosa mantenendo il senso del collegamento fra i due dischi”.
L’amore è l’unico mistero
“Credo di aver scoperto l’importanza del valore della speranza. E’ l’unico modo per non rimanere annichiliti nella paura”.
E’ un Godano che si oppone all’immagine un po’ cupa che si ha mediamente di lui, anche sulla scorta di ciò che canta e scrive. Come se da questo album volesse far uscire sentimenti di positività, nonostante tutto ciò che ci circonda. Parla anche d’amore.
“L’amore è l’unico mistero per me, ancora nella mia attuale dimensione di disincanto pessimistico nei riguardi del senso dell’esistenza. Questi sono fatti miei. Ovviamente io ho una sensazione molto razionale che mi impedisce gli slanci spirituali sostanzialmente, ma l’amore è ancora quella frattura che mi impedisce di essere sicuro del mio pessimismo.
C’è qualcosa di misterioso intorno all’amore. Lo dico perché recentemente i reel, gli algoritmi mi hanno per un certo periodo proposto scene della natura che guardavo con molta attenzione e vedevo fra gli animali l’amore, non necessariamente fra due animali della stessa specie. Ho visto anche proprio interagire con amore una tigre e un cane. Per dire e quindi c’è qualcosa nell’aria di ancora imperscrutabile per me, di misterioso che mi restituisce il sapore di una sospensione, di un mistero. Quindi se son messo così, immagina se sono in grado di dirti cos’è l’amore. Non lo so, eh, ma è un sentimento ineludibile e di sicuro forse necessario”.
Cristiano parla anche di una curiosa coincidenza riguardante il brano Nel respiro dell’aria.
“Me ne sono reso conto a disco ormai uscito, quando ho deciso di chiamare la seconda canzone Nel respiro dell’aria, dimenticandomi che avevo fatto una canzone tempo addietro che si chiama Nuotando nell’aria, ma io non vorrei che nessuno facesse dei collegamenti maliziosi.
Però ecco questa proiezione nell’aria delle mie aspirazioni, dei miei tentativi di fuga dalle contingenze mi sembra essere un leit motiv, come così come il sogno. La poesia e la bellezza le unirei insieme idealmente in un atteggiamento che ha molto a che fare con l’estraniazione, con lo sganciarsi dalle contingenze. Italo Calvino, nelle sue lezioni sulla leggerezza, parlava del desiderio dei poeti che è quello proprio di sganciarsi dalle contingenze e librarsi in volo.
Un po’ come un po’ come i personaggi di Chagall nei suoi quadri, che vediamo trattenuti da qualcuno che è l’amico, l’uomo, il compagno, la compagna che trattiene la persona amata che se no si sgancerebbe in volo. E infatti personalmente ho sempre detto di me stesso di essere un artista con la testa per aria e fortunatamente con i piedi per terra”.
Si parla anche dei tormenti da condividere con chi ascolta e del prezzo emotivo di scrivere canzoni.
“Io spero di condividere i tormenti con gli altri da un punto di vista sinergico, utile. Stammi accanto può anche essere un’altra immagine di cui ci possiamo parlare: stiamoci accanto, non abbiamo timore delle nostre vulnerabilità e insieme troviamo i motivi della della ripartenza.
Questo è un disco senza tempo, anche in quel senso. I suoi arrangiamenti prediligono la musica, è tutto suonato, non c’è nessun ammiccamento particolare se non alla all’idea di aver fatto buona musica che non vedo l’ora di suonare dal vivo, perché io ho fatto le prove recentemente con i Guano Padano, finalmente i miei pezzi li posso portare con una band in giro e i Guano Padano mi hanno dato la sensazione di riuscire finalmente a coronare questo sogno.
C’è una magnifica aderenza con le mie aspirazioni, con i miei desideri. Il sound è avvolgente, il sound è quella roba lì di cui avevo bisogno e non vedo l’ora di di condividere queste emozioni così complete, finalmente, perché prima i miei pezzi solisti li ho sempre portati in giro da solo”.
Cercando il suono sugli Appennini
Il disco è stato realizzato nel PlaTone Studio di Luca Rossi (Üstmamò), sull’Appennino tosco-emiliano. Zona d’origine anche dei CCCP e sicuramente posto molto isolato dove le emozioni del disco sono potute sedimentare senza disturbi eccessivi.
“Questo suono è l’esito della mia personale maturazione che ho potuto condividere con Luca che è un musicista di particolare sensibilità e questo ci ha portato a suonare così, molto semplicemente. Queste canzoni sono l’esito del suonare insieme, di mescolare le nostre sensibilità e dare valore e far fiorire il songwriting di queste canzoni che sono state presentate da me a lui nella sua nella loro nuda essenza, chitarra e voce e punto. Poi insieme le abbiamo le abbiamo abbellite.
Con questo disco io ho anticipato un’esperienza che poi con i Marlene ho vissuto nelle tre residenze che ci hanno fatto fare il disco Karma Clima. Sono sono state un elemento importante della narrazione che poi abbiamo fatto a tutti voi raccontando il nostro disco e io quindi ero già reduce da un’esperienza precedente perché come giustamente fai notare tu questo disco è stato registrato in questo luogo fantastico di montagna dell’Appennino tosco emiliano dove abita Luca Rossi, dove abita Ferretti, dove abita Zamboni, dove provengono proprio CCCP e Üstmamò.
Il periodo era particolare perché appunto c’era ancora l’onda lunga del Covid, si usciva ancora con circospezione, forse c’erano ancora le mascherine, c’era ancora un po’ il timore di mescolarsi con gli altri e io in quel contesto lì, solo soletto, al mattino giravo per questi luoghi, ricordo il fiume che c’era sotto il luogo dove dormivo tutte le sere e non può non aver influenzato la nostra attitudine, ovviamente. Luca la conosce perché lì ci vive. Per me era un’esperienza nuova, importante e si è riversata nel modo di suonare.
Nel brano Dentro la ferita c’è un duetto con Samuele Bersani e c’è un rapporto con il dolore che non può passare sotto silenzio.
“Nel brano c’è il timore del doversi rassegnare, ma c’è il desiderio di rendere fruttuosa e quindi formativa l’esperienza del confronto con il dolore. La canzone in fondo gira intorno al tema dell’ansia ed è raccontato il modo che ho utilizzato per gestire questo confronto. Il ritornello dice: “Sono ancora qua a scrostare l’ansia“. Quindi l’operazione in quel momento lì ancora non era del tutto riuscita.
In questo momento il problema fortunatamente non mi riguarda, quindi io ho raccontato qualcosa relativo al momento che non poteva non essere anche in stretta correlazione con il periodo storico che si stava tutti vivendo. Credo che in molti abbiamo sperimentato elementi ansiogeni nel periodo nel periodo nefasto della pandemia. Quindi io li ho raccontati a mio modo.
Ho condiviso questa esperienza con Samuele Bersani che a sua volta tempo addietro ha scritto ha scritto testi importanti e girando intorno a certi argomenti. Volevo sperare nel suo gradimento perché la canzone era già stata pensata, è stata pensata quattro anni fa e recentemente io ho invitato Samuele a unirsi. A lui è piaciuta molto e credo di poter sottolineare questo molto perché non mi pare che Samuele sia uno che compare qua e là, un tanto al chilo coni featuring.
Credo che lui faccia cose solo quando gli piacciono, quindi questo mi ha particolarmente rallegrato e considero il suo intervento un bel completamento della mia vocalità. Insieme abbiamo affrontato in modo, come dico nella presentazione, franco e lucido il tema che potrebbe essere rischioso. Credo che abbiamo conferito credibilità con la nostra interpretazione”.
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