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E’ uscito qualche giorno fa Primo tempo, il nuovo disco di Didie Caria: diviso tra amore per il teatro e musica, ha deciso di non scegliere, realizzando un disco “che nasce sulle assi di legno del palco di un teatro”, per usare le sue parole. Lo abbiamo intervistato.

La tua storia non è esattamente quella di un “normale” musicista indipendente: puoi raccontarne qualche accenno?

Sì allora iniziamo subito a distruggere un concetto che e’ quello di normale. Io non ho una normale storia da musicista indipendente e credo che neanche nessun musicista indipendente voglia esser definito normale nella sua storia.

Ho la mia storia come gli altri insomma. Inizio come cantante gospel, mi appassiono di teatro e passo attraverso il Musical, Studio danza butoh e teatro danza per un breve periodo e infine cerco di unire tutti questi diversi linguaggi artistici in un unico concerto che abbia anche le caratteristiche di uno spettacolo.

Nella tua musica convivono svariati aspetti, tra i quali una radice soul, le suggestioni teatrali, idee letterarie. Come nascono i tuoi brani e come riesci ad armonizzare tutti questi aspetti?

Le canzoni e un album di canzoni sono un diario di fotografia quindi non si tratta mai di armonizzare diversi caratteri della propria storia ma piuttosto di riuscire a rendere rendere vivida l’immagine di quello che si sta vivendo in quel momento lì.

Facendo questo di colpo scaturiscono dalla tua immaginazione quelle che sono le tue caratteristiche più specifiche, le tue passioni.

Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato nel realizzare il disco, se ci sono state?

Una difficoltà sicuramente era quella economica che è stata sorpassata grazie alla passione del mio produttore Neda (Meatbeat records) e alla generosità della gente che attraverso una campagna di raccolta fondi mi ha permesso di produrre il mio album e di poter essere qua a parlare in questa intervista. A volte nella stesura dell’album un’altra difficoltà erano gli arrangiamenti perché quando una canzone ti piace ti viene da aggiungere delle cose che però poi risultano non essere necessarie. Spesso io e il mio produttore ci trovavamo a aggiungere suoni e poi ritoglierli perché in realtà non non aggiungevano niente al brano che già in modo minimale funzionava.

Didie Caria: suonando guantoni e sgabelli

Puoi spiegare perché hai scelto questo titolo per il disco e da quali sensazioni è stata accompagnata la sua realizzazione?

L’album si chiama primo tempo perché è un titolo che rappresenta la mia vena musicale ma anche artistica e teatrale. La sensazione che ha maggiormente accompagnato la stesura di quest’album è una grandissima libertà di fare quello che volevo nel modo in cui lo volevo. L’obiettivo era di dare gioia a me in primis ed essere il più possibile onesto.

Puoi raccontare la strumentazione principale che hai utilizzato per suonare in questo disco?

Nell’album i suoni che sentite sono, a partire dei più convenzionali: una chitarra, un ukulele, un pianoforte elettrico. Poi ci sono una serie di giochi: una scacchiera, un guantone, una pinza in legno, uno sgabello, una bacchetta sopra la quale ho infilzato una palla di elastici, una torcia a dinamo… Gli arrangiamenti sono stati fatti utilizzando una loopstation che è uno strumento che ti permette di registrare dei suoni di qualunque entità e mandarli in loop ovvero ripeterli sovrapponendoli uno sull’altro fino a creare la struttura di una canzone.

La classica domanda di chiusura: si sa che il grande successo musicale si raggiunge costruendo delle rivalità fasulle (Beatles/Stones, Blur/Oasis, Albano/Romina eccetera). Potresti scegliere uno o più rivali e criticarli, anche per finta, ma aspramente, provocando poi risposte che faranno vendere a tutti molti più dischi?

Il grande successo musicale si raggiunge quando personalmente raggiungi ed esprimi quello che sei che questa cosa poi venga condivisa o meno da un grande pubblico è meno importante. Attualmente non ho necessità di parlare male di qualcuno per strumentalizzare la reazione portando l’attenzione su di me quindi evito molto volentieri di farlo. Vi auguro di comprare il mio disco perché l’avete sentito e vi è piaciuto quindi andatevelo a sentire piuttosto.