LaBaseOggi il menù prevede rock alternativo in salsa di testi italiani e contorno di incazzatura sparsa a velo: si chiamano laBase, arrivano dall’Abruzzo forte e gentile (ma, in questo caso, non troppo gentile) ed esordiscono con Antropoparco.

A dire il vero, il disco era uscito un anno fa, ma tra cambi di ufficio stampa e rilanci vari eccoci qui a parlarne come se fosse stato appena pubblicato. Anche perché, onestamente, merita.

laBase traccia per traccia
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Si parte robusti con Come pietra di calcare, rock rumoroso e voluminoso che può portare alla mente qualche affinità con i Marlene Kuntz, soprattutto riguardo a testo e cantato. Il sound si fa più oscuro e grunge con Caos X, minacciosa in ogni sua stilla e con un testo altrettanto cupo. Primavera accelera i ritmi, si fa spingere da batteria e chitarra, mettendo in evidenza una struttura semplice ma sempre consistente.

Déjà Vu prosegue su ritmi molto alti e su strade costruite da un drumming molto continuo e intenso. Ma se è stato rumoroso tutto ciò che è successo fin qui, Il Martello alza i livelli ulteriormente, sconfinando nello stoner: i testi parlano sempre di attualità, ed è un’attualità violenta e disperata, che ha come uniche alternative la distruzione o l’autodistruzione (o entrambe).

Dopo tanta rabbia, Mai una gioia rallenta parzialmente, rimanendo su toni aspri ma appena più intimi, anche se prima della fine della canzone una chitarra tagliente lacera l’involucro e si torna a toni piuttosto concitati. Un Nuovo Disordine segue schemi ritmici non dissimili dall’episodio precedente, ma l’atmosfera cambia e torna nell’area degli episodi più irosi del disco, con nuvole nere elettriche che minacciano tempesta fin dall’inizio.

Si passa poi a Il Rettile, che corre in modo piuttosto “aperto”. Il disco si chiude con Alprazolam, in cui la collera è distillata attraverso i vari momenti, diversi per ritmo, che la canzone affronta passaggio dopo passaggio.

Si entra in un tunnel molto buio con il disco de laBase: le nove canzoni sono molto forti, cattive, coerenti. Se la band riuscira a mantenere questo tipo di coesione, potrebbe avere un buon futuro di fronte a sé, a dispetto dell’atmosfera disperata di molti brani dell’album.

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