Vallanzaska: 25 anni sulla strada giusta
E sono 25: quel gruppo di scapestrati (anzi, “skapestrati”: la battuta è ovvia ma va fatta) che risponde al nome di Vallanzaska festeggia quest’anno un quarto di secolo di attività, che si celebra con adeguato tour già partito e che proseguirà fra iniziative di vario genere che coinvolgeranno la band di Cheope. Ci siamo uniti al coro per celebrare la band milanese e abbiamo intervistato Davide Romagnoni, “Dava”, il cantante, che era già lì all’epoca del primo concerto.
Non siete un gruppo particolarmente “istituzionale”, anzi il contrario, però il 25esimo anniversario per una band è importante. Che cosa ricordi degli inizi e di quel 14 febbraio 1991, data ufficiale di inizio della storia della band?
Quella è la data del nostro primo concerto, abbiamo suonato a una festa privata a Milano, al centro sociale la Serra Occupata, facevamo cover di Madness e Specials e quella settimana stessa abbiamo fatto anche il nostro secondo concerto… E’ così che è partita la nostra grande e bella avventura.
Che cosa ti rimane in mente di più di quei giorni?
Ci sono state tante cose, ma non ti saprei dire di qualcosa in particolare. Posso dire che noi in 25 anni di vita abbiamo visto un po’ di tutto e che abbiamo avuto la soddisfazione maggiore quando abbiamo cominciato a vedere il pubblico che cantava le nostre canzoni, oggi potrebbe essere banale, ma allora era un grande motivo di orgoglio. La percezione di avere dei fans è molto soddisfacente, ti dà l’idea di aver imboccato la strada giusta.
Due parole sul nome della band: immagino che all’inizio sia stato messo lì quasi per scherzo, e invece alla fine è diventata quasi una bandiera, visto che avete anche duettato con il bel René nel corso della vostra carriera…
Dici bene: non è che fosse uno scherzo, ma siamo un gruppo di Milano e io cercavo un nome che avesse la desinenza in -ska, cosa che poi hanno fatto moltissimi altri gruppi e che noi stessi abbiamo preso dalla scena francese. Nel mondo dello ska ci sono sempre riferimenti ai gangster, da Al Capone in giù, anche nel look, anche se noi in verità ci siamo sempre presentati con un look casual.
Mi è venuto in mente Vallanzasca, ben noto bandito milanese. E’ chiaro che se Vallanzasca si fosse chiamato “Rossi” noi non ci saremmo certo chiamati Rossi… Si è trattato di una cosa provocatoria, non certo dell’esaltazione dei suoi gesti. Poi è successo che l’abbiamo anche conosciuto eccetera.
All’epoca eravate una cover band di Madness e Specials. Oggi tra cover band e band tout court non corre molto buon sangue… Vuoi dire una parola in proposito?
Noi abbiamo fatto un pezzo che racconta il nostro punto di vista, e si chiama proprio Cover band. La cover band va bene per iniziare, per confrontarti con le tue capacità di esecuzione. Poi è vero che ci sono cover band che prendono anche nome e look dalla band originale. Direi che andare a sentire gruppi che fanno musica originale dovrebbe essere più interessante rispetto a sentire dei rifacimenti, anche se ci sono cover band che hanno la propria dignità.
Quali sono il tuo disco e la tua canzone preferita dei Vallanzaska?
Domanda difficile! Sono tutti molto diversi, si fa fatica a parlare male dei propri “scarrafoni”… Mi è piaciuto molto Thegenerazione, che conteneva due canzoni che mi sono piaciute come Generazione di fenomeni e Bicchiere. Ma forse i dischi che hanno avuto maggiore riscontro sono stati Cheope e Sì sì sì no no no.
Vallanzaska, un tour in bianco e nero
Quali saranno le caratteristiche dei concerti di questo tour?
Suonando da 25 anni ci è capitato più volte di fare celebrazioni, ma non volevamo fare “Il disco dei 25 anni”, preferiamo pubblicare pezzi nuovi quando faremo uscire il nuovo album. Però tante volte in concerto ci vengono chieste canzoni che non possiamo sempre fare. Così stavolta facciamo un bel giro in cui rifacciamo tante canzoni anche di 20 anni fa, tratte da dischi come Otto etti di ottagoni netti e Cheope, pezzi come Divano, Ere o Skipass. E’ un tour quasi in bianco e nero, molto vhs, che abbiamo riadattato cambiando struttura, ma c’è stato un piacevole lavoro di riarrangiamento.
Chi frequenta i vostri concerti oggi? Più i nostalgici della prima ora o più i ragazzi, magari figli dei medesimi nostalgici?
Tutti quelli che hai detto: ci sono i nostalgici della prima ora, a volte insieme ai figli con la cresta. Dipende un po’ anche dai periodi, tendenzialmente ci sono universitari, 20enni, a volte anche dei ragazzini, molti nuovi fans.
Siete sempre stati un gruppo propenso alle collaborazioni: fai un nome di qualcuno che vorresti sul palco insieme a voi a celebrare questo 25esimo compleanno (anche di impossibile)?
Altra domanda difficile… Diciamo gli Stadio, visto che hanno appena vinto Sanremo…
Dall’alto della vostra esperienza, quali sono i consigli che dareste a chi mette in piedi una band oggi?
La prima cosa è l’impegno: può sembrare un discorso da “vecchio lupo”, ma non è che prendi in mano la chitarra e il successo arriva subito, cosa che è figlia anche della fortuna, ma ti puoi aiutare molto se studi e se trovi una tua strada. L’originalità paga, è difficile che i cloni funzionino. Proprio all’inizio bisogna cercare di fondere i vari punti di vista: l’unione del background dei vari membri di solito forma una buona unione e un buon equilibro.
Come saranno i prossimi 25 anni di Vallanzaska?
Sicuramente impegno più importante è la stesura delle nuove canzoni per il prossimo disco, per il quale abbiamo già contattato degli ospiti importanti che però non posso svelare. E poi magari rivaluteremo l’elemento disco, facendo uscire canzoni ogni tanto, anche se io resto affezionato al concetto di album come unità concettuale.
Ed ecco le prossime date dei Vallanzaska:
19/02 – Calvari (GE) – Balera
26/02 – Torino – Cap 10100
19/03 – Segrate (MI) – Magnolia
26/03 – Alessandria – CSO Crocevia
02/04 – Pinarella (RA) – Rock Planet
09/04 – Rosà (VI) – Vinile
23/04 – Peschiera (VR) – Festival Rama