Si chiama Infondo il primo disco di Ottavia Bruno, in arte Ottavia Brown, in uscita il prossimo 23 settembre: swing, vintage, nostalgie e molta passione per la canzone d’autore. Abbiamo rivolto qualche domanda alla cantante.
Puoi raccontare la tua storia fin qui?
Sono sempre stata “sospesa” tra musica e illustrazione; ho sempre lavorato come illustratrice e cantante con la medesima ricerca e energia; solo dopo tanti anni ho capito che unire questi due mondi, che vivevo separatamente, poteva essere la chiave di svolta per produrre qualcosa di mio, che raccontasse le mie storie e musicasse le mie immagini. La ricerca musicale tra blues e swing è sempre stata, come quella visiva dell’illustrazione, basata su storie d’altri tempi e atmosfere noir da graphic novel; il punto di congiunzione erano i personaggi e le storie, lasciarli parlare e danzare!
Da dove nasce la passione per lo swing, che caratterizza buona parte del tuo disco d’esordio?
La passione per lo swing è nata dopo una lunga ricerca di sperimentazione musicale durata molti; sono partita da ragazzina dal blues e dal soul percorrendo poi la strada temporale dei generi affini come il jazz e lo swing ma non solo; la musica, come la storia dell’arte raccoglie non solo generi ma vite, vite e canzoni di artisti; il mio interesse si è focalizzato su quella fascia di artisti swing tra Italia e America perduti tra guerre, sogni e storie incredibili; ascoltando le canzoni di personaggi come Rabagliati, Carosone, Natalino Otto etc.. si aprono scenari da film noir molto “romantici” nel senso stretto del termine “romantic” ovvero di grandi ideali e grandi sentimenti.
Perché hai scelto di fare la cover di “Abbassa la tua radio” di Rabagliati?
Questa è una storia alla quale sono molto affezionata; ho avuto la fortuna di crescere con una grande migliore amica che è stata mia nonna; l’ho goduta fino a poco tempo fa; questa donna del 1917 mi ha trasmesso un mondo italiano che non esiste più se non nelle foto ricordo; uno dei suoi cantanti preferiti è sempre stato Rabagliati, swing-man degli anni 50’; è stata lei a trasmettermi questo mondo retrò fatto di Trio Lescano, Quartetto Cetra eccetera…
Nel tempo, andando a curiosare chi era davvero Rabagliati ho conosciuto la sua storia; una storia fatta di grandi sogni di migrante: dall’ingaggio da parte della Century Fox di sosia dell’appena defunto Rodolfo Valentino, alla miseria del cantante finto afro con il volto pitturato di nero, al ritorno in italia per esportare lo swing con tutte le restrizioni di un regime fascista ormai alla fine.
Rabagliati, come tanti altri personaggi, sono storie che ho cercato e che continuo a cercare. Il ritornello è una citazione della sua canzone “Silenzioso Slow”; non è una cover, la melodie e il testo sono inediti, ho ripreso solo alcune parole per omaggiare uno dei suoi più famosi ritornelli.
Ottavia Brown: il segreto per scrivere l’amore
Come nasce “Il cacciatore?
Il cacciatore è il mio più “grande cacciatore di parole”, il poeta che ho amato di più fino ad ora: Arthur Rimbaud; questo ovviamente non si legge nel testo se non per la frase iniziale che fa riferimento a una sua poesia inconfondibile che è “Una stagione all’inferno”, 1873. La canzone poi racconta un amore non corrisposto o finito prematuramente; parlare d’amore significa spesso parlare della sua assenza o scomparsa; in questo caso il cacciatore di parole conosce il segreto per scrivere l’amore cacciando le parole giuste come prede nascoste; lui è un poeta e un artista e sa come raccontare i sentimenti.
Puoi raccontare la strumentazione principale che hai utilizzato per suonare in questo disco?
Le canzoni sono sempre nate voce e chitarra o voce e piano, questo perché ho lavorato con Andrea De Rose e Andrea Braga che sono gli autori delle melodie del disco; quando i testi erano completi avevo già un’idea dell’atmosfera della canzone, se doveva essere uno swing, un walzer o una ballata, poi con gli autori abbiamo steso le vere e proprie melodie; tutto questo lavoro è stato poi arricchito e arrangiato da Marco Franzoni, il nostro produttore artistico; a seconda dei brani abbiamo scelto anche strumenti particolari come il vibrafono, il violino, il violoncello, il mandolino… e suoni più o meno folk-elettrici; in generale il disco si basa sulla formazione a cinque che è poi la band con la quale mi esibisco ovvero chitarra, piano, batteria e basso.
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimi di più in questo momento e perché?
Il panorama indipendente italiano presenta davvero tantissimi artisti incredibili; sono una persona che ascolta tutto e tanto per scoprire e anche imparare; gli artisti che sento più vicini al mio modo di fare musica sono sicuramente: Mannarino per la grandiose capacità di scrittura poetica e passionale, I TARM per il meraviglioso mondo illustrato e musicale che Davide Toffolo porta in giro da sempre, i Pan Del Diavolo per i suoni e testi così graffianti e onirici e Dario Brunori per il suo modo umoristico e poetico di scrivere del sud ma non solo, dell’Italia in generale… tutti questi, come anche altri, hanno grande coraggio nel portare dei mondi particolari basati sulla propria autenticità e esigenza di raccontare.
Puoi indicare tre brani, italiani o stranieri, che ti hanno influenzato particolarmente?
Se devo sceglierne tre commettendo un omicido per le altre migliaia che amo… scelgo qualcosa per l’espressività vocale, il testo e l’atmosfera: “In cerca di te” la versione però di Gabriella Ferri, “L’uccisione di babbo Natale” di Francesco De Gregori e “Cry me a river” la versione di Julie London.