Demikhov, “Experimental Transplantation of Vital Organs”: la recensione

demikhov_frontTra Brescia e Padova ci sono i Demikhov, band noise rock che pubblica un potente e del tutto strumentale Experimental Transplantation of Vital Organs. Il nome della band, il disco e i titoli dei brani fanno riferimento a Vladimir Demikhov, pioniere sovietico dei trapianti ma anche folle sperimentatore sugli animali. Il titolo dell’album cita il suo saggio più noto.

Demikhov traccia per traccia

L’inizio non è tranquillo: la band ci tiene a far conoscere le proprie intenzioni belluine a partire dalle prime battute di A two headed Zeus appears to Vladimir Demikhov. Nella traccia si accumulano influenze di tutti i sottogeneri più recenti e più potenti del metal, con attenzione alla fluidità del discorso sonoro.

Twice the Bark punta più sulla potenza che sulla velocità, arrivando alla fine a esiti molto violenti ma anche a propaggini quasi psichedeliche. Molto più terreno l’approccio di Accumulating Failures Magnifies Your Head’s Collection, che basa molto sulle insistenze del drumming e sull’accumulo di nubi elettriche all’orizzonte.

L’intermezzo noise Disiecta Membra fa da preludio a Dogs for the Government, piuttosto isterica sia per quanto riguarda la chitarra sia quando a comandare è la batteria, pur con qualche zona d’ombra più lenta. L’allitterazione di My Mind Master Mystic Mademoiselle parte in maniera molto sommessa, ma ovviamente è soltanto un piccolo inganno, visto che il sound del pezzo aumenta di volume in breve tempo.

Hammer is the most underrated surgical tool si diffonde in atmosfere dense, cupe e ancora molto elettriche. Il disco si chiude con il noise diffuso e centellinato di Dasvidania Tovarish, finale funereo e inquietante almeno quanto il resto del disco.

Un disco potente e lucido, quello dei Demikhov, che non perdono di vista né l’obiettivo finale né i dettagli. La band mostra di conoscere bene i propri mezzi e di saper raccontare storie anche senza aprir bocca.

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