Maurizio Chi, “Due”: la recensione
E’ uscito da qualche giorno Due, l’album di debutto di Maurizio Chi, neo vincitore del concorso per autori di canzoni “Genova per noi”, grazie al quale verrà messo sotto contratto con Universal Music Publishing in veste di autore. Prodotto artisticamente da Placido Salamone (Adriano Celentano, Ornella Vanoni, Arisa, Giovanni Caccamo, Debora Iurato) “DUE” è un album di canzoni che indaga “l’esperienza del numero 2”, come lo stesso autore la definisce.
L’autore dedica le canzoni al suo compagno e alla loro convivenza. “Con queste canzoni vorrei offrire un nuovo punto di vista sull’amore intriso di pregi e difetti, raccontando una coppia esattamente come farebbe chiunque altro, a prescindere dal suo orientamento sessuale, quando è innamorato e per parlare d’amore si riferisce al proprio compagno o alla propria compagna. È quello che faccio io, con totale naturalezza. Non potrei fare diversamente.”
Maurizio Chi traccia per traccia
L’apertura è riservata alla morbida title track, Due, che inizia a diffondere un velo di malinconia tenue, descrivendo la vita di coppia. Altre caratteristiche invece per Firenze mon amour, che disegna un acquerello più vivace, con chitarra e qualche influsso latino, più struggente ma paradossalmente anche più allegra. Nudo inizia con la chitarra, cui presto si unisce un drumming intenso.
Fuggiamo l’amore accenna qualche influsso synth, ma la struttura del pezzo è costruita su sonorità in grado di cambiare lungo il percorso. A comu je gghié sceglie il dialetto e suoni della tradizione per offrire colori del tutto diversi alla canzone. C’è parecchia ironia nel cantato continuo di Dopo mille favole, per lo più voce e chitarra.
Al posto mio abbassa un po’ le luci e si fa più confidenziale. Anche Bianco sceglie toni gentili, posto che i toni gentili sono una delle dominanti dell’album. Ma qui le nuvole, anche elettroniche, sfumano i toni di un drumming invece più determinato. Malintenti si riempie di rimpianti e scivola via sulle note del pianoforte. Si chiude con Occhi al mare, che recupera ritmi più allegri e movimentati.
Buon esordio quello di Maurizio Chi, che riesce a trattare con delicatezza tratti intimi e spesso personali. C’è ironia e ci sono molti colori nel disco, che però non si spaventa di fronte a passaggi malinconici o cupi.