In breve: cinque nuove recensioni per te

Ed eccoci con altre cinque recensioni in breve: TRAKS ha pensato che, tra Natale e Capodanno e nel post sbornia, tu ti possa essere perso per strada qualcosa. E invece eccoti qui cinque nuove recensioni rapide.

Dorom Dazed, “Shameless”

Si chiama Shameless il nuovo ep con cui i Dorom Dazed portano in superficie il proprio sound post grunge. La band sarda ha affidato la promozione dell’album alla Ghost Label Record, mentre la distribuzione è online e digitale sui canali Crashsound Distribution. Il disco viene registrato presso il V – Studio di Cagliari da Villy Cocco. Le influenze dei Nirvana sono molto evidenti in un pezzo come It’s not me, che apre dolcemente ma che si trasforma in collera ben presto. Anche negli accordi di partenza di I Promise aleggia il fantasma di Cobain, con progressioni elettriche del pezzo, scelto come singolo. Le atmosfere di Distorted Dream si fanno più rarefatte e ancor più minacciose. Si chiude con It Will Never Die, ancora una volta elettrica e piena di rischio, con la linea di basso a ribadire i legami con la Seattle anni Novanta.

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LorisDalì, “Gekrisi”

Dopo l’esordio del 2015, LorisDalì pubblica Gekrisi, dodici canzoni che partono dal cantautorato folk per approdare a soluzioni spesso ironiche, da Buscaglione in qua. Si apre con i ritmi di tango, con Aldilà, strofa malinconica e piuttosto accorata, sulle note della tromba. Gekrisi sposta il discorso su idee ironiche, improntate su toni folk e sull’attualità. Jack Risi (sì, il gioco di parole evidentemente è molto apprezzato) la mette sul piano del blues da taverna, con svolazzi e divertissement assortiti. Altri tempi è un (lungo) recitato accompagnato da chitarra acustica e versetti vari. Una Canzone d’Amor si occupa dei luoghi comuni del sentimento. Il resto del disco prosegue sulla medesima falsariga, tra espedienti sudamericani e satira sul presente.

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Bad Dinosaur, “Bites”

I Bad Dinosaur pubblicano Bites, ep da cinque canzoni che nasce da una chiara matrice garage, influenzata dal rock anni Settanta. Fin dalle prime battute di Nothing to Tell, la traccia di apertura dell’ep, si riconosce la voglia dei quattro di sporcare la pista con le distorsioni e l’armamentario rock classico. Linee semplici e potenti anche in The Stone, con qualche avvicinamento ulteriore al mondo hard rock. Like a Leech utilizza riff piuttosto noti e diretti per omaggiare ancora il periodo 70s. Napoleon is the Cat assomiglia più a un piccolo gioco elettrico, mentre l’ep si chiude con Peg Leg Pete, imbevuta di rock’n’roll a stelle e strisce. Il lavoro è piacevole e port a agalla buone attitudini da parte della band.

 

Tytus, “Rises”

I triestini Tytus, nati sulle ceneri dei disciolti Gonzales, pubblicano per Sliptrick Records Rises, primo full length contente dieci canzoni influenzate soprattutto dal metal. Del punk e dell’hardcore della band progenitrice ci sono poche tracce, come è evidente fin dall’apertura, affidata a New Frontier, non prima dell’introduzione mistica di Ode to the Mighty Sun. Il disco passa attraverso brani schiettamente metal come Haunted, fino ad arrivare a principi di comunitarismo della Riforma con Omnia sunt communia. Il disco si espande ulteriormente in termini di energia e potenza passando per pezzi ruggenti come Inland View. Consigliato soprattutto ai metallari furibondi.

Sophie Lillienne, “Apnoea”

Si chiama Apnoea il nuovo ep di Sophie Lillienne, a due anni di distanza dal lavoro precedente. Composto da due tracce strumentali e due cantate, riassume il percorso fino a ora compiuto da progetto, con l’intenzione di unire il trip-hop più tradizionale alle sonorità elettroniche più attuali. Sophie Lillienne è un progetto trip-hop/electro-alternative nato dalla mente di VeZzO, musicista, cantante e produttore. Il progetto vede varie collaborazioni con musicisti, produttori e artisti internazionali. Nelle quattro tracce dell’ep è possibile cogliere qualche impronta classica, come in Loyalty, placida ma inquieta, che apre il disco. Percussioni più marcate e qualche scintillio in Apnoea, la title track. Idee vintage invece in Mirror, secondo pezzo cantato dell’ep, che evoca una certa fissità con le ripetizioni a loop. Si chiude con 14 November, che utilizza il pianoforte e per disegnare linee malinoniche.