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omnia project

Omnia Project è un progetto musicale fondato da Alessandro Del Vescovo e Giovanna Scampuddu agli inizi del 2014. Nel marzo del 2014 esce il primo singolo “Vibrazioni” con la collaborazione di Sderiza86. L’anno successivo viene realizzata “Maledette Nuvole” della quale viene girato anche un videoclip, diretto da Valerio Lo Mauro e interpretato dall’attore Dave Campennì. Poi il gruppo realizza gli ultimi due brani che andranno a formare l’ep di quattro tracce Vibrazioni (che si può scaricare in free download qui). Abbiamo intervistato  Alessandro Del Vescovo, fondatore di Omnia Project e autore dei brani.

Puoi raccontare la vostra storia fin qui?

Ho fondato Omnia Project insieme a Giovanna Scampuddu agli inizi del 2014. L’intento era quello di recuperare l’arte nel suo significato più autentico per farla arrivare dritta al cuore delle persone, in modo da favorire la diffusione di una nuova consapevolezza basata sull’unione e la condivisione. Proprio basandoci su questi principi, l’idea del progetto è stata quella di avvalerci della collaborazione di altri artisti, ognuno con il proprio background e bagaglio di esperienze, che fondendosi insieme potevano creare qualcosa di nuovo e originale. Così, da subito abbiamo coinvolto Guido Del Vescovo, fondamentale per la realizzazione di tutti i brani.

Ci mettiamo subito al lavoro per la realizzazione di un primo album e, nel marzo del 2014, esce il nostro primo singolo “Vibrazioni” con la collaborazione di Sderiza86. L’anno successivo viene realizzata “Maledette Nuvole” della quale giriamo anche un videoclip, diretto da Valerio Lo Mauro e interpretato dall’attore Dave Campennì.

Nel 2016 realizziamo gli ultimi 2 brani che compongono questo nostro primo album “Vibrazioni”, I brani si intitolano “Forme e Pensieri” realizzato con la collaborazione di Simone Filippi alla batteria e “Lightworker” in cui partecipano ancora Simone Filippi alla batteria e Daniele Bolletta alla chitarra.

Oltre che musicisti, siamo a riusciti a coinvolgere nel progetto anche altre figure professionali come grafici, videomaker, attori e addetti alla comunicazione, che ci aiutano negli aspetti riguardanti l’immagine e la comunicazione. Spero di poter coinvolgere sempre più persone nel progetto, perché credo fortemente che, fondere insieme diverse esperienze e modi di interpretare la realtà, sia un modo per crescere, migliorarsi ed ampliare i propri orizzonti.

Quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato nel realizzare il disco, se ci sono state?

Ovviamente ci sono state. Abbiamo totalmente autoprodotto questo lavoro, quindi ci siamo dovuti occupare della registrazione senza rivolgerci a dei professionisti. Abbiamo fatto tutto con le nostre risorse e nonostante ciò siamo riusciti a tirar fuori un prodotto di buona qualità, soprattutto grazie a Guido che oltre che a essere un bravo musicista è anche un ottimo tecnico del suono. Altre difficoltà che abbiamo incontrato sono state soprattutto di tipo logistico: noi tutti lavoriamo, abbiamo delle famiglie e viviamo in città diverse. Per questo è stato molto difficile riuscire a trovare dei momenti in cui poterci vedere per realizzare gli arrangiamenti e registrare.

Come nasce “Lightworker”?

Ottima domanda. Questa è una canzone a cui sono particolarmente affezionato. Il brano nasce dalla consapevolezza che ci sono delle anime sulla terra che ci stanno aiutando e ci aiuteranno a superare questi difficili tempi. Anche se sembra che il mondo vada sempre più a rotoli e non ci siano speranze per l’umanità, i “lightworker” sono sempre tra noi e combattono silenziosamente ogni istante della loro vita contro le forze del male, con le armi dell’amore e della luce. Sono loro che salveranno il mondo!

Puoi raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?

Per le registrazioni abbiamo utilizzato una scheda audio Alesis e microfoni Behringer B-1. Le parti di chitarra sono fatte con una Telecaster, amplificazione valvolare e pedale overdrive HBE Power Screamer.

Puoi descrivere i vostri concerti?

Per il momento non abbiamo in programma l’idea di fare dei live. Il nostro, sostanzialmente, è un progetto web, anche se non nego che ci piacerebbe molto fare dei piccoli concerti preferibilmente in versione acustica. In futuro cercheremo sicuramente di completare questo aspetto.

Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimi di più in questo momento e perché?

Secondo me ce ne sono diversi molto validi, ma non eccessivamente tanti. Il mio preferito è Carmine Torchia, perché ritengo che abbia una sensibilità e una profondità fuori dal comune. Secondo me, è uno dei più grandi cantautori italiani del momento.
Puoi indicare tre brani, italiani o stranieri, che ti hanno influenzato particolarmente?

J.S. Bach: Aria (Goldberg Variations)

Joe Hisaishi: The Procession of Celestial Beings (The Tale of the Princess Kaguya)

Franco Battiato: Vite Parallele

 

Omnia Project traccia per traccia

omnia projectAd aprire il disco è Vibrazioni, che coniuga le aspirazioni spirituali e filosofiche della band con un sound piuttosto lineare: un pop rock venato di elettronica. Più rock e movimentata Maledette nuvole, in cui il drumming si occupa di fornire una struttura più solida.

Si prosegue con Forme e pensieri, che prosegue su toni rock e su sonorità piuttosto robuste, in contrasto a un cantato piuttosto esile e gentile. L’ep si chiude con una ballata, Lightworker, che acquista però toni piuttosto epici.

I quattro brani firmati da Omnia Project delineano un quadro di massima piuttosto interessante, in campo di rock melodico, e offrono uno spaccato interessante sulle capacità compositive ed esecutive del gruppo.

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