one boy bandSi chiama 33 Giri Di Boa l’esordio di One Boy Band, pubblicato dall’etichetta Discipline, masterizzato da Andrea Ravasio al Frequenze Studio di Monza (MB).
Dieci tracce originali e una cover dei Joy Division, di cui One Boy Band ha curato interamente arrangiamenti ed esecuzione, con le backing vocals di Irene Facheris.

One Boy Band è il moniker dietro il quale si nasconde Davide Genco, cantautore e musicista siculo-brianzolo accompagnato da chitarra, loop-station e ukulele. Ha diversi progetti, alcuni ancora attivi, che l’hanno portato a esibirsi su diversi palchi in tutta Italia. In questo disco OBB ha voluto raccogliere i brani più intimi che sentiva di dover presentare da solo, canzoni personali che indagano, con una leggerezza mai frivola, le dicotomie amore/morte e passato/futuro.

One Boy Band traccia per traccia

L’apertura, molto morbida, è affidata alla chitarra e alla voce (femminile, recitata e in inglese) di Elliott Smith e l’Autunno. Più incalzante Musa, in cui Genco prende in mano la situazione, canta in prima persona e accelera i ritmi, pur rimanendo in ambiti di songwriting morbido.

Accenni più elettrici e sintetici con La mia complice, ma la sostanza del pezzo rimane acustica, benché le influenze anche nel suono di chitarra sono piuttosto variegate (per capirsi non siamo di fronte ai quattro accordi classici del cantautore folk, ma ad ambientazioni sonore più ariose ed elaborate). Acquista toni da “ballata” anche se non proprio rettilinea, Odissea nel Nord-Est.

Si procede in senso diverso con Due, narrativa e un po’ ondivaga. Parla con lei prosegue con un atteggiamento dialettico, esplorando ancora una volta i meandri delle relazioni interpersonali. Il progetto è punteggiata e ritmata, con le attinenze con il cantautorato angloamericano ancor più evidenti. Rientro nei ranghi con La Ballata degli uomini buoni, che aggiunge punte di tristezza alla tessitura acustica.

Il Museo del Tempo decide per una ritmica a passo alternato, con una certa libertà di fondo, benché la chitarra elettrica suggerisca una sensazione di flusso continuo. Arriva poi la curiosa cover, acustica e cantata di gola, di Disorder dei Joy Division. Si chiude con Ninna Nanna Dark, che scioglie in fondi di chitarra elettrica idee da filastrocca.

Un messaggio personale e originale, quello di One Boy Band/Davide Genco, che riesce a conferire un’individualità robusta a canzoni cantate e suonate in modo tutto sommato tradizionale.

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