Solum è il primo album solista del violoncellista, bassista (anche de Le Luci della Centrale Elettrica) e compositore Matteo Bennici. Tutte le esperienze di Bennici confluiscono nel disco: le band, i progetti, i tour, la produzione, le colonne sonore, l’improvvisazione e molto altro. Il disco è narrato come “un racconto senza parole tra melodie insolite, geografie oniriche, atmosfere cinematografiche e ritmiche vorticose. Quasi tutti i suoni, compresi i beat, provengono dal corpo di un violoncello, mentre l’elettronica non è altro che lo strumento per organizzare tali suoni”.
Il titolo Solum (“suolo” in latino) si riferisce a un elemento linguistico ancestrale (-sol) che collega la terra, il sole, la solitudine e la solubilità. L’immagine di copertina è una foto di Alessandro Baldoni, che vede protagonista un fazzoletto di terra polverosa che fa da trampolino al balzo di un cavallo.
Matteo Bennici traccia per traccia
La traccia di apertura, Riot Song, ha un andamento moderato ma con inquietudini che si sprigionano dall’interno. Ci sono contrasti all’interno di The Exodus, dal vago sapor mediorientale e dall’andamento piuttosto trascinato. Tutto sommato tra melodico, dialettico ed evocativo il percorso di On!
Si torna a temi oscuri con Repetita, mentre Electio si rivela piuttosto guizzante, ritmata e incalzante. Hebi riabbassa le luci e si inoltra in oscurità cadenzate e minacciose. La rapida Fitzgerald fa da ponte con Sider, che si addentra in territori quasi folk. Le idee cinematografiche emergono in pienezza con Deriva, breve ma piuttosto segnante e sognante. Si chiude con Solum, la title track, che chiude il cerchio con qualche accenno quasi noise, prima che parta il drumming e renda più ritmato il discorso.
Il disco riassume al meglio le abilità di Matteo Bennici, non soltanto come strumentista ma anche come compositore. Il risultato è una composizione omogenea e compatta, in grado di gettare luci improvvise in angoli bui.
Super!!!!