Goa-Boa, la serata del “muovi il culo”: il report
Dopo l’elettroswing, dopo il trap, la terza serata del Goa-Boa è stata all’insegna del… “muovi il culo”, come ha sottolineato Serena di Era Serenase, mentre l’Arena del Mare, in un sabato pomeriggio un po’ grigio e un po’ afoso, si inizia a riempire. Il Village, l’area che circonda il palco, è sempre contornata da bancarelle, birre gelate e piatti di trofie al pesto che fanno sempre allegria.
Obiettivo dell’organizzazione della ventesima edizione è quello di far suonare i giovani artisti e lasciare spazio a quanti più generi possibile, e anche in questo terzo giorno di live la carica e l’entusiasmo delle nuove generazioni ha tenuto banco per quasi tutta la serata. Il primo a salire sul palco è Sonny Villa, rapper genovese che con i suoi testi racconta la vita quotidiana e le situazioni fuori da ogni logica. Dopo qualche brano, è ormai ora di cena, e sul palco arriva Teta Mona, artista pugliese di nero vestita, che ha presentato il suo album Mad Woman e il suo mondo in sospeso tra reggae, soul, dub e folk. La sua voce si amalgama agli strumenti, diventando un tutt’uno e facendo muovere a tempo i presenti.
Ulteriore cambio palco, scende lentamente la notte mentre si esibiscono Era Serenase, cugini genovesi che hanno deciso di fare musica, e di farla in campagna, in una musicfarm, tra galline, capre e strumenti. Il primo brano presentato è MinyPoni, che è stato anche il loro esordio su YouTube, che in poco tempo ha convinto i due ragazzi a dare sfogo alla loro passione. Si prosegue con Letargo, il nuovo singolo, e con l’ironia de La morte spiegata ai bambini e L’amore spiegato ad Alberto Angela. Nel frattempo, sotto il palco, arriva sempre più pubblico, anche se non ancora particolarmente reattivo, e Serena continua a cercare di convincere la folla a muovere “il culo”… Sono Febbre Alta, Veleno e Crystal-ball a chiudere la loro performance; catturata l’attenzione, i ragazzi riescono a strappare applausi convinti tra i presenti, e lasciano ben sperare per l’uscita del loro primo album, prevista nei prossimi mesi.
Nel frattempo è calata la notte, e ci si prepara ad accogliere i milanesi Canova, già avvistati in quel di Genova in occasione del Supernova Festival. Sono giovani, freschi, piacevoli da vedere e da ascoltare, e con il loro album d’esordio Avete Ragione Tutti hanno ottenuto la visibilità e l’affetto che meritano. È Aziz il brano che apre la loro performance sul palco, e ora i presenti sono tutti in piedi a godere dello spettacolo.
Si prosegue con Manzarek, una delle tracce dal potenziale radiofonico maggiore del loro primo disco, con il suo ritornello accattivante e la melodia del più classico dei tormentoni. Effettivamente è questo che contraddistingue il lavoro di questi ragazzi: non vogliono essere niente di diverso da quello che sono, assomigliando ad altri prima di loro, e suonando un genere che altri dopo di loro faranno proprio, ma quello che fanno lo fanno bene, si divertono nel farlo, e quello che regalano al pubblico è uno spettacolo energico e piacevole, che spesso artisti con esperienze molto più importanti non sono in grado di portare in scena. La felicità smorza un po’ i toni festosi, ma si ricomincia a battere le mani su Expo, Brexit e il nuovo singolo Threesome, dedicato alla rottura degli schemi amorosi tradizionali. Si arriva alla fine, ed è la volta di Vita Sociale, il primo singolo scelto come presentazione di Avete ragione tutti, La festa, con il suo tono malinconico ma velato di ironia, e Portovenere.
Ora si attende l’arrivo sul palco di Samuel, che dopo tanti anni insieme ai Subsonica ha deciso di tentare la carriera solista pubblicando il primo album Il codice della bellezza. Durante l’attesa, nel Village si balla con Bruno Bellissimo, dj, produttore e polistrumentista che sta facendo muovere teste e fianchi in giro per l’Italia ottenendo grande consenso.
Il palco principale è pronto, calano le luci e le note di Rabbia accompagnando l’arrivo del protagonista della serata. La scaletta prevede tutte le tracce estratte dal disco d’esordio da solista, tra cui Più di tutto, Niente di particolare, La risposta, La luna piena e La statua della mia libertà. Brani nuovi si alternano a vecchie conoscenze, tra pezzi scritti per altri artisti, come Un grande sole, regalata da Samuel a Giuliano Palma, a canzoni portate al successo dai Subsonica. Momento di ilarità e imbarazzo quando, sul palco, atterra un assorbente interno, tirato dal pubblico, che l’artista commenta come “momento molto rock e grande voglia di intimità” da parte dell’artefice del lancio.
L’energia elettronica che contraddistingue Samuel, fin dal suo esordio, viene sostituita dal ritorno sul palco dopo la breve pausa di rito, in cui l’artista esegue, da solo, Dentro ai miei vuoti, per il momento di maggior emotività della serata. Ancora qualche brano, è quasi l’una, e si arriva al momento dei saluti, accompagnato dall’onda de Il codice della bellezza, la canzone che da il titolo all’album. Dopo i saluti dal palco, Samuel si trattiene qualche minuto per scattare qualche foto e regalare baci alle fan più affezionate. Cinque ore di concerti, ma il dj set continua fino a notte fonda, per i più temerari.
Foto e testo di Chiara Orsetti