Cambrian, “Mobular”: recensione e streaming

Cambrian[bandcamp album=3405177669 bgcol=FFFFFF linkcol=4285BB size=grande] Taxi Driver Records annuncia l’uscita di Mobular, primo disco dei Cambrian. Cambrian è un supergruppo di “Relaxing Hawaiian Sludge Doom” formato da Boggio Nattero (Carcharodon) alla lap-steel guitar, electric guitar e voce, Fabio Cuomo (solo project, Eremite, Mope) batteria e piano, Stefano Parodi (Vanessa Van Basten, Mope, Dead Esther) al basso. Un surreale e straniante connubio tra lentissime partiture di lap-steel hawaiiana e pachidermici riff sludge/doom con forti sfumature blues.

Il progetto Cambrian nasce quasi per scherzo dalla mente di Boggio Nattero che nel 2015 comincia a sperimentare con lap steel guitar e accordature aperte blues e hawaiiane, abbozzando dei lentissimi pezzi a cavallo tra colonna sonora di film caraibico e passione per il doom più mefitico.

Cambrian traccia per traccia

Dopo i due minuti introduttivi di Melt si passa a una più lunga e costruita Seaweed Shaman, in cui iniziano a mescolare, con risultati ora magmatici ora stranianti, gli elementi cardine della musica della band. Le chitarre fanno registrare movimenti psichedelici, mentre l’architettura del drumming ascende in modo sempre più rumoroso.

Si prosegue con Hooded Mantanaut, che ha un’apertura anche più epica. Qui la chitarra dardeggia in modo addolorato, ed è tutta la tensione del pezzo a muoversi con lentezza verso approdi non tranquilli. La title track Mobular, più breve, prova a costruire dal basso, serpeggiando in modo più contenuto e anche più vicino agli standard del rock classico, venato di blues.

Il mood rimane simile, con una certa pace di fondo, all’inizio di The Lethargic Hours. Ma il brano ha un’accelerazione improvvisa dopo un paio di minuti, con la batteria che accentua la propria presenza. Si chiude con Emperor Seamount, uscita rumorosa ma melodica dall’album.

Operazione interessante e disco ben riuscito, quello dei Cambrian. La band si muove in libertà sugli orizzonti del post rock, pescando suoni da generi parenti del rock. Forse si eccede un po’ in sonorità altisonanti, ma il risultato complessivo è molto riuscito.

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