Il grunge, diciamoci la verità, non è mai morto. Il che vale più o meno per tutti i generi musicali (a parte il foxtrot, che non vedo messo tanto bene): basta che qualcuno riaccenda la fiammella ed ecco che tutte le virtù risplendono di nuova luce.

I Secondchance non sono esattamente un gruppo grunge, ma di sicuro fanno riferimento al periodo, come anche al rock vecchio stile che lo ha preceduto: quello con due chitarre, capelli al vento, i quattro quarti, il volume senza controllo. E le tastiere, tutt’al più, si usano come piano d’appoggio per cambiare le lampadine.

Ma nonostante l’impronta sia piuttosto vintage, la band suona piuttosto viva nei cinque brani del nuovo ep One by One, pubblicato da un paio di settimane.

Si comincia con The End (e ci sarebbe da discutere) e si comincia con una cascata di note che non può non riportare alla mente immediatamente i Pearl Jam periodo “Ten”, ma poi la canzone prende anche altre vie e adotta sonorità più variegate.

Hold on ha un impatto un po’ meno diretto ma senza perdere per questo di potenza.  Da cosa si capisce che un album (o un ep) rock è fatto “come si faceva una volta”? Dalla presenza della ballata classica: e qui non manca, visto che Home è un ballatone di quelli che spezzerebbero il cuore ai Nickelback.

Ma poi si torna a suoni cupi e un po’ sconfortati: arriva Nothing but a lie e la chitarra riprende il centro della scena, con qualche dialogo a due chitarre di matrice vagamente maideniana.

Più grunge l’approccio di Silence Calls, minimalista e oscura, almeno finché le chitarre non esplodono di suoni e rumori. Anche il finale è caratterizzato dalle sei corde, ma è arricchito anche da un coro che mostra come i ragazzi sappiano adoperare tutte le frecce al proprio arco.

Abbiamo giocato un po’, nel corso della recensione, indicando possibili punti di incontro tra famose rockband e i Secondchance, ma ciò non significa che la band non abbia una propria personalità ben distinta e un’originalità nel comporre gli elementi a propria disposizione.

L’ep è un ottimo assaggio di quello che questo gruppo può mettere sul piatto, usando sì ingredienti antichi ma amministrandoli con una certa sapienza e riuscendo a catturare l’attenzione.

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