Pulsatilla, “Anemone”: la recensione
A meno di un anno di distanza dalla pubblicazione del primo omonimo ep, tornano sulle scene i romagnoli Pulsatilla. Il loro dream pop è raccolto questa volta in Anemone, nuovo album che esce oggi, 10 gennaio 2018, per Floppy Dischi, giovane e promettente etichetta indipendente con base anch’essa in Romagna.
“L’Anemone si dice sia considerata da sempre, per via della sua delicatezza, il simbolo dell’abbandono, della brevità delle gioie d’amore e dell’instabilità dei sentimenti. Chi regala questo fiore vuole esprimere il proprio senso di abbandono o di amore tradito alla persona a cui lo dona. In questo album è racchiuso un senso di abbandono forte prevalentemente sentimentale, osservato e vissuto da diverse prospettive a cui fanno da compagnia nostalgie, malinconie e vuoti dell’animo”.
Registrato, mixato e masterizzato da Andrea Muccioli e Ivan Tonelli presso lo Stop Studio di Rimini, il nuovo album del quartetto è stato anticipato dal singolo Madame, Adieu (Aritmia).
Pulsatilla traccia per traccia
Quando ti chiami come un rimedio (rimedio?) omeopatico e chiami il tuo disco come un fiore, difficile pensare che tu faccia death metal: infatti le atmosfere della già citata Madame, Adieu (Aritmia) sono morbide, quasi languide, con il cling-clang della chitarra (tipo Byrds/R.E.M.) a far da collante di un pezzo malinconico.
Argomenti simili quelli di Bella di Notte (siamo ancora sul floreale. O no?) che ha atmosfere altrettanto dreamy, con qualche slittamento e qualche dissonanza. Un improvviso rigurgito di energia si presenta in Campi di Viole, veloce e sostenuta, una vera ventata d’aria fresca.
Si torna a idee soft con Nereide, con voce e chitarra in evidenza, e qualche momento di drumming più tempestoso. C’è qualcosa di molto vintage in Trentuno, veloce e guidata da un agile giro di chitarra.
Strumentale di passaggio piuttosto “ballato”, ecco poi La danza dei coribanti, seguita da Per fiorire, che ha un guscio morbido, dentro il quale si nascondo pulsioni piuttosto oscure e ingarbugliate.
Estetica oscillante e sonorità a più strati quelle di Psora II, che si fa piuttosto rumorosa con l’andare del tempo. Inevitabile la malinconia, ma espressa con modalità eleganti, in Niente di te. Il disco si chiude con Val di Teva, in parte agreste e in parte sognante, chiusura adeguata per un disco molto coerente.
I Pulsatilla riescono a dosare in maniera adeguata gli elementi a loro disposizione, ottenendo un disco equilibrato e con uno stile omogeneo e distinguibile.
Se ti piacciono i Pulsatilla assaggia anche: Case di Vetro
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