Si chiama Catacassc (cioè “Le catacascie”, ovvero le lucciole) l’esordio de La Bestia Carenne, quartetto nato nel 2011 e con alle spalle un ep, ma soprattutto una solidissima storia live che li ha portati a condividere il palco con numerosi nomi importanti, e a mietere riconoscimenti importanti.
Era quindi tempo di iniziare a fare sul serio, con un disco “intero” che mette in rilievo tutte le molte virtù di una band che, in un quadro di canzone d’autore, sa innestare sensazioni legate alla tradizione così come al rock.
Si parte con la title track, Catacatassc, che allinea strade intersecate per lo più percorse con strumenti a corda, in cui le divagazioni sono la norma e il rettilineo l’eccezione.
Il sapore aggiunge la voce e racconta una storia moderna con per lo più mezzi antichi, tranne una chitarra elettrica impazzita che slitta il discorso su piani contrastati e stridenti.
Con Billy il mezzo marinaio si entra in territori differenti, tra il valzer e le storie di mare, ma non quelle grandiose in stile Melville, anzi siamo più vicini alle bagnarole sgangherate di Capossela.
E allo stesso universo di riferimento appartiene anche Le Cose che desideri, ritmata e punteggiata dalle sonorità sempre ricche e scintillanti della fisarmonica.
Dopo il breve intermezzo rumoristico #1 parte La vacanza di un ferroviere, in cui la sezione ritmica mima il procedere del treno, consentendo alla chitarra e alla voce svolazzi di fantasia.
Transkei pesca dallo scrigno del country-folk per confezionare un pezzo divertente dal sapore zingaresco che mette insieme Oriente e Occidente senza frizioni di sorta.
Una macchina trasversale regala un giro di chitarra acustica, con un testo che può far pensare a Lucio Dalla (e non è la prima volta nel disco) e una struttura sonora lineare che procede in crescendo.
Altro intermezzo, #2, e poi via con Jeanne, oscura ballata acustica molto ben disegnata e di nuovo in crescendo, sino a un finale poetico di chitarra acustica, che introduce a Toccare. Il brano parte semplice ma arricchisce la struttura via via, fino a toccare punte stranite nel finale.
Un organetto scordato introduce Uno studente e Vysotskij, altra ballata acustica che guarda a Est, mentre si chiude con Cadillac, melodico e nostalgico ritratto dedicato in modo obliquo a Marilyn Monroe.
Ci sono i punti di riferimento, e c’è il modo di farne uso: tutti ne abbiamo, ma non tutti sappiamo che cosa farne. Non è il caso de La Bestia Carenne: se l’ambiente in cui si muove è già stato percorso da alcuni cantautori italiani ma non solo, la band utilizza gli stessi mattoni per costruire una casa diversa e originale.
Al contrario, benché utilizzi spesso suoni molto vintage, il disco suona fresco e vivo, ricco di testi poetici e profondi, con una spina dorsale robusta, rinforzata da grandi capacità di ricerca e di sintesi fra ispirazioni di provenienza differente.