La recensione: “CD3”, Convulsif #TraKs
Loïc Grobéty e i suoi Convulsif arrivano al terzo disco: CD3 arriva e cambia le regole del gioco della band del bassista elvetico. Dopo due dischi più concettuali e legati alle sonorità jazz, è tempo di stringere i lacci.
La band si presenta con una lineup più stabile e si converte a sonorità molto più robuste, vicine al black metal, al grind, al doom, in un disco diviso in cinque tracce sostanzialmente senza titolo e senza volto.
C’è un impeto e una voglia d’assalto nella prima traccia, Part 1, che si alimenta di se stessa in un giro che non trova né fine né pace. Si rallenta con Part 2, in cui al substrato industrial si aggiunge una sorta di partenza frenata.
Molto più vibrante e indignata la Part 3, magmatica e totalmente immersa nel noise ma con parentele con il metal più esasperato.
E dopo la tempesta, una quiete del tutto inquieta con la Part 4, con vibrazioni sullo sfondo e un’oscurità palpabile, che lascia emerge la batteria a conquistarsi un posto sempre più rilevante. Infine la chiusura con la Part 5, incisiva ed elettrica, conflittuale e aggressiva.
Non immediatamente digeribile, se non si è adusi a questo tipo di sonorità, il disco presenta una forza propulsiva considerevole e tutto sommato anche un grado di varietà interna di cui è giusto tenere conto.
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