I’m Not a Blonde, “Under the Rug”: recensione e streaming
Ritorno per I’m Not A Blonde, il duo arty-eletro-punk formato da Chiara ‘Oakland’ Castello e Camilla Matley. Anticipato da Too Old e Happy Face, pubblicati rispettivamente a febbraio e giugno, Under The Rug è il nuovo disco di studio su etichetta Backseat/INRI/A1.
Prodotto da Chiara, Camilla e Leziero Rescigno, registrato da Lele Battista presso le Ombre Studio e mixato da Mario Conte, il nuovo album è una collezione di storie e suoni, a volte anche molto diversi tra loro.
Il concept attorno al quale ruotano le nove storie, una per ogni brano, parla dell’affrontare le proprie paure, quelle che a un certo punto nella vita vengono a galla e non possono più essere nascoste ‘sotto il tappeto’. Da qui il titolo del disco, ‘Under The Rug’, che viene dall’espressione inglese ‘sweep under the rug’, ovvero nascondere sotto il tappeto qualcosa che non vogliamo mostrare e che solitamente crea imbarazzo.
I’m Not A Blonde traccia per traccia
Si parte con morbidezza synth grazie a No Drugs, brano che dichiara gli intenti pop del disco, uniti però a qualche capacità di approfondimento.
Viaggia più leggera Latin Boys, altrettanto sintetica e dai colori un po’ più scuri. Agile ma con qualche leggera tinta dark anche Happy Face, un discorso che ha a che fare con l’ipocrisia necessaria alla vita quotidiana.
Meno accelerata Too Old, già presentata come singolo e sfumata, in un’aura di nostalgia anni Ottanta.
Con Romantik Girl si torna ad accelerare, su linee molto semplici ma fluide. Giro acidino di chitarra per Salon, canzone da tre minuti (quasi esatta) ritmata e agile.
Storia di negazioni (come quella del nome della band) Not That Girl, con percussioni elettroniche rimbalzanti e ancora qualche sensazione vintage.
La chitarra e una certa sofferenza si profilano in Me Just Me, You Just You, leggermente amarognola.
Il disco si chiude con Simplicity, canzone che filtra un po’ le voci e gioca con il synth, trovandosi ad accelerare all’improvviso.
Un disco molto fresco, quello delle I’m Not A Blonde, che non esagerano con le sovrastrutture e lasciano che il synth e le voci corrano veloce.