Sue @ Circolo Galileo Vercesi: il report
C’è la luna quasi piena questa sera (anche) a Canegrate, periferia allargata di Milano: il circolo Galileo Vercesi è pronto per le canzoni di Sue, cantautrice che presenta un repertorio di inediti e una formazione in acustico ma completa (voce-chitarra-basso-fisarmonica-percussioni).
Le canzoni che Sue presenta sono spesso colorate di folk e di una sottile tinta ironica, ma questo non impedisce alla cantautrice milanese di raggiungere picchi di intensità quando se ne presenta l’occasione.
Si parte con Che tempo c’è, contenuta nel disco d’esordio Strane intuizioni, uscito nel 2018. E subito si capisce che la personalità non manca. Si può viaggiare anche di contrasti, come per esempio Lento svanire, che racconta in modo baldanzosa il ritorno da una festa e ripete il ritornello “morire e svanire” ma, come racconta lei stessa, se la canti con ritmi allegri “la gente ti ascolta di piu”.
Una punta di reggae per 30 anni, riflessione sul fatto che i sogni non hanno un’età. Poi c’è la parte “animalesca” del concerto: prima si raccontano storie di pesci rossi particolari un po’ singolari con Gino, quindi si raccontano storie di deserto con la cover del Quartetto Cetra Il cammello e il dromedario.
Anche i ritratti “umani” sono numerosi e mettono in evidenza la capacità di osservazione di Sue. Si parte col fischio (letteralmente) sul Parco di via Labriola, in chiave celtic folk. Dedicata agli indecisi Ho scelto te, prima di alzare il livello e di far intravvedere anche un lato molto più forte e crudo, con qualche attitudine teatrale, con l’inedito Quello che ti pare, dedicato a donne vittime di violenza.
Tra i rischi di estinzione e i problemi con l’auto, la chiave ironica ritorna subito e non si limita neanche quando si affrontano le insicurezze, come in Strane intuizioni. E dopo un altro brano interamente nuovo ma tratto dalla tradizione popolare siciliana, che mette in evidenza la voce forte di Sue, si viaggia verso la fine del concerto.
C’è ancora tempo per un’altra cover, quella de Il cielo d’Irlanda, singolo della Mannoia di inizio anni ’90. Poi si parla di lavoro (e del suo altro lavoro, cioè quello di educatrice) con Venerdì. Su ritmi di bossa nova
ecco poi La strada dei Modena City Ramblers, dedicata a Maurizio, un fan particolarmente “vicino” alla band che non c’è più. E a chiudere il discorso ecco l’ultimo singolo, Ho capito una cosa importante, che sta piano piano allargando la base di ascoltatori di Sue e della sua band.
Ed è giusto così, perché lo spettacolo di questa sera ha portato in evidenza le qualità di una cantautrice in crescita, capace di tenere molto bene il palco (e di resistere alle prese in giro dei suoi musicisti mentre introduce le canzoni) spalleggiata da un gruppo affiatato e ricco di talento.