Borders è il nuovo album dei Secret Sight, prodotto dalla Seahorse Recordings di Paolo Messere. A due anni da un tour che li ha portati a esibirsi nei club di tutta Europa, e che ha donato loro un bagaglio di esperienze ineguagliabile, i Secret Sight si ripropongono al pubblico con un lavoro più maturo.
Dieci brani, tutti cantati in inglese, che tracciano un lungo viaggio tra “confini” fisici e immateriali: dall’Europa agli Stati Uniti e ritorno, seguendo frontiere vecchie e nuove.
Secret Sight traccia per traccia
Una certa marcata malinconia permea Taxi Dreamer, il brano d’apertura del disco. Sonorità che fanno evidente riferimento alla scena internazionale, rimanendo sospese tra pop e rock.
Drumming martellante e ritmi che si alzano per To Stand Myself, che butta qualche occhiata in campo new wave.
Ritmiche contrastate quelle che contrassegnano There Must Be A Way, sempre con la batteria che fa rumore.
Agile e molto fluida, ecco poi By The End, una delle canzoni più dinamiche del disco. Accenti più scuri, anche se non continui, emergono in Men Oh Men.
Più drammatica, almeno come atteggiamento generale, la seguente Awake Me, che procede in modo graduale aumentando il volume d’impatto.
Ambiziosa e anche piuttosto altisonante, ecco poi Puddles. Si torna a ritmi molto rapidi con una tambureggiante Inner Borders.
Un momento di calma si insinua con Say Words (Unspoken), in cui si fa largo il suono del basso. La chiusura del lavoro è affidata a un altro pezzo piuttosto sostenuto, Signs.
Chiari i percorsi sonori a cui i Secret Sight fanno riferimento e buone le ispirazioni e la realizzazione di un album che ha sicuramente ottimi spunti e molto buoni momenti.