Dariush, “Look!”: recensione e streaming

Producer trevigiano di origini iraniane e inglesi, con il disco d’esordio Dariush mette al centro la sua idea molto intima, personale e sincera di hip-hop, guardando al mondo e creando un unicum nel panorama musicale italiano.

Anticipato dai singoli Mercoledì, Fantasmi e Diario / Vi Ascolto, LOOK! è la sintesi di un percorso grazie al quale l’artista ha imparato a guardare in faccia la realtà, il suo passato e altre cose difficili.

In meno di 20 minuti, il disco racchiude umori diversi, da flussi di coscienza tormentati a momenti di pace assoluta. Un’altalena di emozioni che si esprimono con produzioni ricche di groove e con un rap molto intimo, ai  limiti dello spoken word. Barre che diventano poesia, dove l’urban incontra la metafora e trascende verso l’immateriale.

L’album rappresenta un’astrazione nuda e cruda dove convivono desideri e paure, sogni e timori, per un contesto musicale e lirico che spazia dalla cameretta all’infinito. Una palette di colori molto ricca che si snoda in un flusso di coscienza lungo 9 tracce, ciascuna a rappresentare una diapositiva del mondo di Dariush.

Con LOOK! il producer veneto esprime con originalità e passione un mélange travolgente di suoni, influenze e sensazioni dal cui fascino è impossibile non essere avvolti. Abbacinante come il sole, scuro come solo la natura più selvaggia sa essere: è il flusso vitale che permea l’esordio di Dariush.

Come per i tre singoli che lo hanno anticipato, LOOK! è accompagnato da un’illustrazione dell’artista Molley May, responsabile in toto della parte visuale del progetto.

Dariush traccia per traccia

Si parte dall’aura piuttosto dreamy e un po’ fatta di Ritrovato: “Conosco una parola vuota/si chiama sempre” dice Dariush, in uno stato di apparente lisergia.

Clima un po’ più spesso quello messo lì da Le Nuvole non Contano, che si costruisce su un flusso di coscienza piuttosto continuo.

Un sample di pianoforte striscia piano in Alla fine, conferendo un’aria notturna a un brano che sa di sofferto.

Suoni che si fanno improvvisamente pesanti, quelli di Foresta, altra canzone di smarrimento e perplessità, con qualche contrasto.

Suona quasi cantautorale Mercoledì, su un background che ha un che di r&b.

“Triste sul più bello/felice quando tutto sembra andarsene”: Fiume vive di contraddizioni e di un sentimento poetico e declamato.

Cantato quasi gutturale quello di Fantasmi, appoggiato su arie leggere e cori quasi angelici. C’è la noia alla base di Diario / Vi Ascolto, che pure suona particolarmente serena e quasi bacharachiana. Si chiude con le risonanze meditative di Riso, che conta tutte le ripartenze della vita.

Progetto sicuramente originale e molto personale quello di Dariush, che mette insieme sensazioni e mescola fino a ottenere un sentimento omogeneo che domina tutti i piccoli quadretti disegnati nell’album. Una malinconia profonda che cattura l’attenzione e affascina, colpendo nel segno anche dal punto di vista sonoro.

Genere: hip hop

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