La Rappresentante di Lista, “My Mamma”: recensione e streaming

Il segreto è svelato, i veli sono caduti: come un dipinto del Barocco, perfetto e opulento, La Rappresentante di Lista non è più roba per pochi, ammesso che lo fosse ancora negli ultimi anni. Il primo articolo che dedicammo a Veronica, Dario e collaboratrici e collaboratori è del 2015, mentre la nostra recensione di Bu Bu Sad è del 2016.

Questo per dire che non ci aspettavamo che avremmo visto questo progetto sì pop ma anche con aspetti non proprio immediati, con una voglia di stupire ma anche ogni tanto di nascondersi, a incantare sugli schermi televisivi da Sanremo. E fuor di retorica, non avremmo immaginato, o forse sì, che sarebbero arrivati a un disco virtualmente perfetto come My Mamma, la nuova uscita.

La Rappresentante di Lista traccia per traccia

Forse un po’ banale da dire ma è inevitabile: quello che sorprende sempre de La Rappresentante di Lista è quello strano equilibrio di forza interna e di fragilità, così manifesta da essere quasi gridata, che si ritrova fin da subito nel disco, una Religiosamente così ricca di sottotrame quanto aerea e danzante.

Delicatezza e dolcezza si propongono come contorno di Oh Ma Oh Pa, canzone che si apre tipo fiore, con qualche battito di mani a celebrare una nascita che vuole già travalicare i propri limiti.

Si affronta poi il singolo Alieno, che lascia spazio agli istinti dance ma anche a tutta l’ “alienità” della band, capace di giocare (anche con il fuoco, come da brano precedente) senza scottarsi e anzi dando l’idea di divertirsi un mondo. Lo straniamento, comunque, non è mai più lontano di un passo.

La guida vocale passa di mano con Fragile, che è forse il pezzo più vintage, tra synth e groove, e con gli archi sullo sfondo. Il tragico veleno che scorre per le strade conferisce un andamento ondeggiante a Sarà, con un po’ di Oriente dentro e una visione del futuro piuttosto misteriosa.

“Amare senza avere tanto/urlare dopo avere pianto”: eccola Amare, che sta già riempiendo le frequenze radiofoniche, con il suo passo bailado ma triste, con quel piacer figlio d’affanno che forse tanto piacere non è, espressione di “un desiderio profondo” che si tinge di colori accesi.

Qual è il carro a cui fa riferimento V.G.G.G. (Very Good Glenn Gould), uno dei brani più libertari del disco? Non è necessario dare attribuzioni particolari a questa canzone di festa e di rivendicazione, con un pochetto di Carrà in circolo. E comunque in faccia a tutti voi.

Si passa dal pianoforte per esplorare Paesaggi stranieri, collocata sulla faccia oscura della Luna della formazione. “Io cosa ho fatto per te?/Io so farti piangere”: lo smarrimento riempie la canzone e anche qualche cuore.

Resistere parla della fine e degli sbagli, ma ancora di dolore, appoggiato su percussioni intense e un recitato quasi rap, prima che il canto si riappropri della scena: “quello che mi serve adesso è vivere”. Quella che è essenzialmente una lettera attraversa fasi sonore differenti con il chiaro intento, soprattutto, di raccontare.

La parte barricadera non è scomparsa e riemerge in pieno con Mai Mamma, che parla di desideri e che non si vergogna di declamare, per scaricare l’ansia e le ansie collegate in vari modi alla maternità e al futuro, in un ballo selvaggio e tambureggiante.

Il giudizio complessivo nei confronti di questo disco nuovo de La Rappresentante di Lista è quasi implicito nel traccia per traccia appena scritto. Ma va completato dicendo che non capita tutti i giorni di trovarsi di fronte a un progetto così coerente ma anche così aperto all’evoluzione come quello di Lucchesi e Mangiaracina.

Talento, dedizione, completezza di pensiero sono il punto di partenza, poi c’è quel ballo sfrenato e passionale che gli si sprigiona dentro e che li porta a scrivere canzoni tremendamente attraenti. Siamo impazienti di ascoltare come continua la storia, godendoci però quello che hanno già messo lì.

Genere musicale: pop

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