Achille Lauro, “Lauro”: recensione e streaming
Ancora freschi di conferenza stampa, eccoci a recensire il tanto atteso Lauro, sesto album di Achille Lauro, all’anagrafe Lauro De Marinis. La presentazione che accompagna il materiale per gli addetti ai lavori racconta in poche righe quello che è stato il percorso di Lauro dagli esordi a oggi “Da una panchina di una delle periferie più violentate di Roma all’Olimpo della musica italiana. Dal degrado dei palazzi di Vigne Nuove ad una vita criticata e celebrata, sotto la luce dei riflettori. La leggenda nera grava su ragazzi persi che diventano icone di una generazione. Nessuna omologazione. Mai. Solo eccesso, follia, libertà, disobbedienza.
Poesie scritte su pezzi di carta stropicciati, dove il buio è giorno e la luce è notte. Chiacchiere e maldicenza che diventano bollettino quotidiano della vita di un ragazzo di strada. Quella strada che diventa immagine da copertina. Sempre fuori da generi musicali e mode. Sprezzante delle classifiche che ti imprigionano in uno stereotipo. Angelo nero vessato e sprezzato. Rockstar lapidata dal gossip del volgo. Madonna incoronata guardata con sospetto e vilipesa. Menefreghista e indolente agli insulti, paracadutato sul più grande palco della musica italiana fino a essere amato come una vergine sacrificale”.
Due anime vivono nell’album: la prima è legata al mondo interiore, all’introspezione, mentre l’altra è più punk rock, è quella che se ne frega un po’ di più. Di entrambe noi giornalisti dovremo prenderci cura, come ha chiesto lo stesso Achille Lauro nella conferenza stampa di presentazione del disco, perché i brani sono opere di artigianato costruite con cura maniacale e ossessione per i particolari.
Achille Lauro traccia per traccia
Che casualità, questa abilità / Solo noi / Senza autorità, né grammatica / Solo noi
Il primo singolo estratto, Solo noi, è anche la canzone che rompe il ghiaccio dopo un breve Prequel strumentale. Una ballad rock vicina alle periferie da cui Lauro proviene, quasi una preghiera nostalgica, la speranza di ritrovare le persone che vorremmo al nostro fianco nei momenti in cui per salvarci non basterà comprare qualcosa di nuovo. Quello che unisce, in fondo, sono i confronti tra solitudini che si riconoscono come simili. Il pezzo è già un classico, complice l’esibizione sul palco dell’Ariston.
Che fine stiamo facendo ma / posso fare di più
Aumenta il ritmo con Latte+, dal ritmo funk e dal testo decisamente provocatorio. Tensione costante, anche erotica, desiderio di volere sempre di più senza accontentarsi e ballando fuori controllo mentre si cerca di raggiungere la meta prefissata, ovviamente con strass e pantaloni a zampa.
Cos’è la vita se non imparare a vivere la vita
Ecco arrivare Marilù, la protagonista femminile del secondo singolo estratto che poi è la storia di tutte le vite: si diventa grandi, ci si allontana dalle persone che ci hanno visto crescere rompendo gli schemi e cercando di trovare la propria strada. Come ha fatto Marilù, incontrando sul suo percorso uomini sbagliati, strade in salita e consigli non ascoltati. Come tutti noi.
Ho scelto le stelle e loro poi hanno scelto me
Arriva poi Lauro, la title track. La storia del vissuto, dei momenti fondamentali, di ciò che ora non lo faccio più, dalla colazione con le pillole alla vita in 30 in una casa. E forse è proprio grazie a ciò che è stato ieri che oggi il successo di Lauro può solo accompagnarlo, ma senza travolgerlo. Esagerato come sempre, arriva al punto in limousine.
Lui non è me, nessuno è te ma poi siamo uguali / soli e uguali
C’è un pizzico di Vasco Rossi in Come me, una canzone d’amore che non trova il lieto fine ma che brucia nel suo stesso sentimento senza speranza. L’amore è compromesso, e quando si è troppo simili la meraviglia lascia il posto all’impotenza ed è necessario lasciar andare per quanto sia doloroso.
Far finta di niente è l’arte della disobbedienza
Femmina è un manifesto, racconta la trasformazione della virilità in vigliaccheria e dell’ignoranza contro cui è necessario combattere. Voglio farmi aspettare e desiderare, c’è bisogno di mostrare che non è solo apparenza. Si sente che in qualche modo il protagonista è anche lo stesso Achille Lauro, forse per la capacità di riuscire a intrappolare la sensazione nel momento in cui la sta vivendo.
Come un anello, come coperte / come con te /sì come sia per sempre
A un passo da Dio è una poesia trasformata in musica, un pop nostalgico, un urlo e un sussurro. Si sente la sofferenza, si fa cantare ai concerti (ve li ricordate?), fa anche giustamente riflettere sul per sempre e su quanta speranza si trovi dentro i simboli che ci rassicurano.
Artisti del niente / Bukowsky di merda / sì figli dei fiori / ma dei fiori del male
Generazione X è uno spaccato interessante su una generazione che si trova schiacciata, senza nulla in cui credere sul serio. Non c’è una religione, non c’è un ideale, soltanto una sopravvivenza ostentata e necessariamente vuota, nonostante il ritornello continui a provare a convincerci del contrario con il suo stiamo bene così ripetuto a oltranza. Non ci piace niente sul serio, e nemmeno guardiamo avanti per cercare qualcosa che ci piace di più. Anche la parte musicale è curata e coinvolgente, quasi punk, regalando una piacevole sorpresa.
Io che mando tutto a puttane sì sul più bello / ma non ci voglio andare da quel tipo che mi strizza il cervello
Il titolo di Barrilete Cosmico prende ispirazione dal mondo del calcio: Maradona venne nominato Barrilete Cosmico dal cronista Victor Hugo Morales durante il gol più epico della storia, in Argentina-Inghilterra dell’86. L’atmosfera punk anni ’60 si consolida tra citazioni pop e vuoti di memoria conditi da doppie salse. L’omaggio ai Beach Boys e alla loro Barbara Ann fa comunque sempre piacere.
Sono un numero in cesso per te
Con Pavone la tensione sensuale raggiunge il vertice non solo del disco, ma azzardo dire dell’intera produzione di Lauro. Un racconto pop porno di lei che lo guarda e lui che impazzisce, con tanto di performance degna della miglior reinterpretazione di Harry ti presento Sally ma al maschile. Ci sa fare il ragazzo, riesce a far scoprire sempre nuovi inaspettati talenti.
St’amore risparmia chi di meno dimostra
Il vuoto che lasciano i sentimenti quando sbiadiscono hanno il suono di una delle tante Stupide canzoni d’amore che sembrano avere tutte lo stesso sapore di sconfitta. Quando si dice basta bisogna poi riuscire a convivere con il vuoto, con la perdita, e i ritornelli che ti ricordano che non sei solo, che non è capitato soltanto a te, sono la sola ancora di salvezza.
Questa storia è una rosa per me / è una pistola per te
Sabato sera continua a parlare dell’amore che finisce, questa volta tra un uomo più grande e una ragazza giovane, troppo giovane. Sa di pioggia, di chitarre e di anni ’90, di psichedelia e di contrasti. Mostro e rifugio, luogo in cui tornare e posto da cui fuggire. Il mondo dei grandi.
Sì, mi ha stupito ancora Lauro. Stavolta non per la performance, che spero comunque potremo vedere live al più presto, ma per l’intenzione di questo album. Una costruzione attenta, mattone su mattone, un lavoro di artigianato, come lo ha definito lo stesso artista durante la sua conferenza stampa. Da Generazione X in poi una serie di piccoli, grandi pezzi interessanti anche e forse soprattutto a livello musicale. “Sempre fuori da generi musicali e mode. Sprezzante delle classifiche che ti imprigionano in uno stereotipo” diceva Achille Lauro nella sua presentazione. Ben venga chi colora fuori dai bordi, fosse soltanto per vedere cosa succede.