Arrivano da Correggio (come un piuttosto noto personaggio della musica che non citerò) e miscelano metal, elettronica, melodia e altri ingredienti per ottenere dieci canzoni che sono finite nel loro disco The Last Dream Left: si chiamano Againstorm e li abbiamo intervistati.
Qual è la storia degli Againstorm?
La nostra storia inizia quasi per gioco, in un pomeriggio d’aprile del 2017 Lu, il cantante e Vez, la chitarra solista, ci ritrovammo e ci venne l’idea di iniziare a suonare insieme.
Abbiamo sempre avuto la passione per la musica ma non abbiamo mai avuto l’occasione di esprimerci al meglio con le nostre precedenti esperienze individuali, quindi armati di voce, chitarra e basso abbiamo iniziato a comporre (e non abbiamo mai smesso!)
Più passava il tempo , più le cose diventavano serie e sentivamo l’esigenza di concretizzare il progetto, quindi abbiamo deciso di inserire nel gruppo un nuovo membro: Suzy, la chitarra ritmica.
Non fu un percorso facile, avevamo soltanto una vaga idea di come si componesse e molti, moltissimi esperimenti andarono scartati, alcuni a malincuore.
Ma tutto servì a farci crescere, iniziammo a comporre canzoni con un senso compiuto, degne di avere un testo e un titolo!
Pomeriggi interi a lavorare, ognuno a fare cose che non aveva mai fatto prima di allora, esternando cose che non eravamo mai riusciti a esternare nella vita di tutti i giorni (stavamo letteralmente vomitando musica), arrivando pian piano a capire che in realtà quel progetto nato per scherzo era diventato un obiettivo.
Dopo un anno di composizione con dieci brani scelti tra tutti quelli creati ci armiamo di coraggio e decidiamo di proporre il progetto a Giuseppe Bassi produttore della Dysfuction production, interessato al nostro materiale iniziammo la collaborazione per la realizzazione del disco.
A distanza di 6 mesi dall’inizio dei lavori il nostro obiettivo comune prese vita e nel mentre la formazione della band si ultimò con l’aggiunta degli ultimi due componenti: Pas, batteria e Liv, basso (anch’essi amici di vecchia data).
Noi abbiamo recensito il disco, ma se doveste presentarlo voi ai vostri nuovi fan, come lo definireste?
Il disco viene scritto in un momento veramente difficile delle nostre vite, quindi lo definiamo come “ un disco veramente sentito”, che descrive un viaggio attravesto la psiche umana sotto forma di metafore, che toccano tematiche delicate e complesse come la depressione e i problemi sociali, ma anche l’amore e l’amicizia (tutte tematiche affini alle nostre esperienze personali).
Il tutto è rappresentato da un concept album che narra la storia di un entità, (umana o no sta a voi deciderlo) con le sembianze di un astronauta che affronta suddette esperienze durante il suo viaggio.
Ci auguriamo che vi faccia provare anche soltanto in minima parte le sensazioni che abbiamo provato noi nel comporlo.
Come nasce “Walking on the fire”, che avete scelto come singolo?
Walking on the fire nasce da una composizione abbozzata da Lu mentre attraversava uno dei momenti più bui della sua vita.
Sentivo il bisogno di trasformare tutta quella rabbia e dolore in qualcosa di tangibile, allora mi misi davanti al pc con solo una chitarra e una batteria midi a riversare tutte quelle sensazioni in quello che a distanza di tempo abbiamo scelto come primo singolo del nostro album.
Ovviamente la canzone fu passata (musiche e testo) sotto le mani prima di Vez e Suzy in cui aggiunsero il loro inconfondibile tocco e successivamente sotto le mani di Giuseppe che fece in modo di far “eruttare” tutto quel “magma” all’interno del brano.
Il motivo per cui lo abbiamo scelto come primo singolo è semplice, era il brano che a primo ascolto ci è sembrato quello che a livello musicale racchiudesse al meglio l’intero album.
Quali sono i mostri sacri ai quali vi ispirate?
Eh Fabio…. qui potremmo iniziare e non finire più !
Scherzi a parte ognuno di noi ha ovviamente le sue influenze e a tratti anche molto distanti da quello che è il nostro album (basti pensare che Pas proviene direttamente dalla scena Grind Core).
In tutti i casi le cose che ci accomunano sono lo stile proveniente dagli anni 90 cioè tutto il filone Nu Metal/Grunge mescolato a sonorità moderne e pulite come nel Post Grunge/Post Hardcore e perché no anche un pochino di Pop.
Di sequito ti riportiamo una piccola lista di quelle band che influenzandoci hanno contribuito alla creazione del nostro album.
Alice in Chains
Deftones
Korn
A perfect circle
God Is an Astronaut
Nothing
Smashing Pumpkins
Solstafir
System of a down
Luna amara
Starset
Three Days Grace
You Me At Six
30 seconds to mars
Alcest
Agalloch
Ci raccontate com’è un concerto degli Againstorm?
Eh eh eh questa e una domanda curiosa…
Sentendo l’esigenza di comporre il disco in breve tempo e non avendo avuto ancora la band al completo abbiamo bypassato il fattore live, concentrandoci esclusivamente sulla composizione/incisione dell’album.
Quindi non possiamo effettivamente dirti com’è un nostro concerto ma possiamo sicuramente dirti che già da quando eravamo in pre produzione stiamo lavorando sodo in sala prove per riuscire ad essere sul palco il più professionali e fedeli possibili all’album.
Noi siamo carichissimi per i futuri live, che se va tutto bene dovrebbero partire dal prossimo settembre/ottobre (speriamo anche prima) e puntiamo a farne il più possibile.
Grazie di cuore a te per esserti interessato al nostro progetto e averci dedicato il tuo tempo.
E a tutte le persone che dedicheranno il loro tempo per seguirci.
Againstorm traccia per traccia

Si parte da Red Sky, apertura abbastanza epica e strumentale del disco: sotto il cielo rosso si leggono influenze metal, ovviamente, ma c’è spazio per un po’ di crossover elettronico e perfino per un po’ di new wave.
Il cantato arriva in Sun’s Cemetery, in cui i contrasti si fanno più spiccati e i toni anche più drammatici.
Si parla ancora di gente morta in Dead Man Space, che parte in modo più minimale ma poi esplode con forza ed elettricità.
In Another Universe le influenze internazionali si fanno più pressanti: il pezzo si dipana lungo un battito regolare e sintetico, consentendo al cantato di decollare.
Ecco poi il singolo, Walking on the Fire, un’ordalia che prevede una base molto rock e inserti quasi rappati, per un effetto complessivo molto oscuro e magmatico.
Inizio subito aggressivo per Scars, ferite che bombardano in modo pesante, anche se la voce femminile interviene per alleggerire un po’ i toni.
Melodica e ancora con qualche influenza dark wave Storm, una tempesta tutto sommato morbida, anche se il finale è parecchio acido.
E dopo la tempesta, la nebbia: Insidious Fog alza una cortina che si fa sempre più fitta, accompagnata da un ritmo di marcia nella parte centrale.
Disease (The End) è un passaggio attraverso diverse fasi sonore, guidato da un drumming regolare e robusto. The end is not the end, comunque: c’è ancora spazio per una sommessa e drammatica Xth, con gli archi.
Buon esordio per gli Againstorm: la band emiliana si dimostra già in grado di gestire la propria passione e di convogliarla attraverso pezzi ben realizzati e con un buon potenziale.