Tastierista, polistrumentista e fondatore dello studio L’Amor Mio Non Muore, Alberto Bazzoli ha pubblicato L’organo, ep.1, un ep di brani strumentali che omaggiano le colonne sonore dei grandi compositori italiani degli anni Sessanta. Lo abbiamo intervistato.

Ci racconti chi è Alberto Bazzoli?

Sono un tastierista. Mi piace la Musica. Ho avuto la fortuna di lavorarein tanti ambiti sia di genere sia per esperienze. Sono nato a Bologna il 16 marzo del 1990, ma sono cresciuto a Forlì. Ora rivivo a Bologna. Ho uno studio di registrazione a Forlì con Roberto Villa, interamente analogico che si chiama L’ Amor Mio Non Muore. Da 6 anni sono il pianista/organista di Alessandro Ristori, con il quale sono perennemente in tour. Amo le tastiere vintage, i Beatles e Serge Gainsbourg.

Nel tuo ep si concentrano le influenze dei grandi maestri delle colonne sonore italiane degli anni d’oro. Come sei arrivato a diventare estimatore degli Umiliani e dei Morricone, tu che fra l’altro sei molto giovane?

Adesso ormai compiuti i trenta non sono più negli Juniores! Comunque da sempre i miei gusti vertono sulla musica degli anni ’60 e ’70. In particolar modo ho approfondito quello che può essere definito “il gusto italiano” di quel periodo, sia nella musica pop che nella musica da film.

In entrambi questi filoni ci siamo distinti e, così come i francesi, abbiamo creato un “trademark” stilistico, apprezzato a livello mondiale, competitivo con la British Invasion e l’ America.

Essendo anche un amante del cinema dell’epoca mi sono affezionato a quel connubio di musica e “pasta” cinematografica. Tra tutte le grandi mani che hanno lavorato in quel mondo il mio favorito rimane Umiliani. Il Gigante indiscusso è e rimane, però, Morricone.

Come mai hai scelto “Chinese Groove” e come nasce l’idea del video, che sa molto di avanguardie anni Sessanta, tipo Warhol e Yoko Ono?

Tutta la parte di Art Work è stata concepita ed eseguita insieme a Maicol Ravaioli “Mike”, creativo e imprenditore della mia città d’origine, Forlì. Insieme a lui abbiamo deciso di legare ogni contenuto dell’album a una Gif.

La Gif ci è sembrato un “rifiuto” del mondo digitale performante sia dal punto di vista comunicativo sia dal punto di vista contenutistico. Questo abbinamento ci ha mostrato avere una sua poesia pur mantenendo la sua immediatezza e la sua semplicità. Un giusto raccordo tra le origini del cinema, la Pop Art, il futurismo ’70 e l’era Digital dei Social.

Chi ti piace invece della musica di oggi?

Della musica di oggi amo molto Lana del Rey e ovviamente, da amante della musica rock, i vari Jack White, Black Keys, Timber Timbre, Calexico, anche se iniziano a suonarmi un filo “datati”. Ho inoltre un grande interesse verso la Francia. Trovo che la musica francese abbia una forte personalità che riesce a preservare anche nel 21esimo secolo. Artisti come: Bertrand Burgalat, Forever Pavot, Weekend Affair ma anche Vandredì sur Mer (Svizzera Francese), seppur “lontani” tra loro come genere, rientrano nei miei ascolti quotidiani.

In Italia, come il luogo comune vuole, faccio fatica a trovare qualcosa di nuovo che mi appassioni. Ho amato molto Capossela, ho apprezzato e seguito i Calibro 35 con tutti i vari spin off del caso, però trovare qualcosa di valido a livello “pop”, come i nomi sopracitati per gli altri paesi, non è semplice. Forse qualche cosa di Achille Lauro, del quale apprezzo soprattutto l’immagine.

L’ep.1 presuppone una sequenza: ci puoi dire già qualcosa su quello che sarà l’ep/episodio 2?

Sì, l’idea è quella di realizzare un “contenitore” nel quale pubblicare materiale strumentale, sempre di mia composizione. Ho tante cose che devono essere riordinate, devo solo trovare il tempo di farlo, purtroppo solitamente l’attività live mi impegna molto. La prossima uscita, sulla quale sto già lavorando però, è un ep di collaborazione con un altro artista, con brani cantati. E’ un disco a cui tengo molto e spero già nell’estate di far uscire qualcosa.