alberto bettinAlberto Bettin (veneziano, classe 1980) pubblica L’Impossibile L’Imprevedibile, undici canzoni in cui il cantautorato si confronta con qualche istanza del jazz, “patria d’origine” di Bettin, e con influenze di origini diverse.

Bettin studia al Conservatorio fin dall’età di tredici anni, a ventisei si trasferisce negli Stati Uniti, studia pianoforte jazz con Rick Montalbano, si unisce a big band universitarie.

Rientrato in Italia decide di approfondire gli studi jazzistici con Paolo Birro, Pietro Tonolo e Salvatore Maiore iscrivendosi al Conservatorio di Vicenza.

Negli anni più recenti suona con l’ensemble Elettrofoscari, con i quali esplora differenti pratiche di scrittura e improvvisazione, grazie anche alla collaborazione con artisti quali Amir Elsaffar e Nicola Fazzini. Il collettivo si esibisce in alcune rassegne di livello quali Jazzfest (San Servolo), Gugennheim Happy Spritz, Venice Art Night (Venezia), Jazzesco, Sile Jazz (Treviso).

Dal 2013 si dedica intensivamente alla canzone, nella quale fa confluire i molteplici interessi musicali (il jazz, la musica classica, il musical, la canzone d’autore italiana, francese, brasiliana) e l’esperienza acquisita nel frattempo sui palchi di festival e rassegne musicali. Nasce così la collaborazione stabile con il fedele trio denominato Gli Implacabili (Alvise Forcellini, Salvatore Pinello, Niccolò Romanin), con i quali presenta al pubblico canzoni scritte nell’arco degli ultimi anni.

Arriva così l’opportunità di registrare undici canzoni scritte, arrangiate e prodotte in solitaria ma realizzate grazie al contributo di numerosi amici e collegh.

Alberto Bettin traccia per traccia

Il disco si apre con una lenta Quando Va Bene, ballata costruita sul senso reale di alcune frasi fatte. Entra un po’ di ironia anche in Famosi in famiglia, canzone in crescita ritmica con aggiunta di fiati. Passo lento quello di Canzone debole, con sensazioni vintage e un po’ di autobiografismo.

Si corre ne L’italiano fiero, che se la prende con alcune abitudini nazionali, tra ritmi accelerati, spiritosaggini e controcanti. Più contenuta e compassata La Donna che Sarei, con altri giochi vocali e qualche passaggio minimal jazz.

Nonostante si costruisce su idee funkeggianti, su cui si avvitano schizzi zappiani, citazioni burlesche da Vasco Rossi, passaggi simil-progressive. Le luminarie ritrae con pazienza situazioni questa volta poco ironiche.

Con Strade bianche si torna a piani stralunati, visti di sguincio dall’interno di un jazz club, con un finale di chitarra piuttosto arrabbiata. Più contenuti gli istinti di Una scusa per pregare, che segue il pianoforte su percorsi da cantautore.

Si torna a svariare con libertà, soprattutto per il cantato, con L’Impossibile l’Imprevedibile, la title track. In chiusura ecco Da un citofono in America, intima questione tra pianoforte e voce.

Fantasia e buone doti d’autore per Alberto Bettin, che però qui e là si fa prendere un po’ troppo la mano dalla voglia di giocare e perde di vista il quadro complessivo.

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