Alberto Mancinelli, “Tutto l’amore che c’era”: recensione e streaming

alberto mancinelli


Alberto Mancinelli pubblica Tutto l’amore che c’era, il proprio nuovo album. Con un esordio molto lontano (comincia a scrivere canzoni già a partire dal 1992 con la sua band “Electric Bayons” di base a Siracusa), Mancinelli ha vinto premi e ha suonato con tantissimi artisti di alto livello.

Tutto l’amore che c’era è interamente prodotto e suonato da Don Antonio (Antonio Gramentieri) insieme a Piero Perelli, Nicola Peruch, Elisa Ridolfi e Vicki Brown e nasce per dare un vestito nuovo ad alcune canzoni scritte più di vent’anni fa. Alle vecchie canzoni si sono aggiunte le più recenti creando così un unicum da scoprire e riscoprire.

Alberto Mancinelli traccia per traccia

C’è un’esigenza di Lentezza, sia nella prima canzone del disco sia in tutto l’album, per fronteggiare i tempi che corrono e per rimanere ancorati a un tipo di sonorità che necessitano della pazienza giusta.

Si guadagna un po’ di ritmo con Incroci, ma sempre con tranquillità e sempre in acustico: qualche colore in più si aggiunge, senza però fare a meno di un certo senso della misura.

Un battito apre invece E’ meglio andare, che poi prosegue per la propria strada con calma e sottovoce, e con una strofa finale in dialetto.

Sincopati i ritmi di Maggie, con un po’ di psichedelia sullo sfondo, qualche allusione dylaniana e una carica blues ambientata in un racconto che ha qualche pizzico di western.

Ambientazione quasi esotica per Il gesto, che ha una chitarra che ruggisce sullo sfondo, ma sempre modalità gentili in superficie.

Corsia d’emergenza parte da qualche scintillio isolato e racconta di un viaggio siciliano effettuato senza paure dell’attesa.

C’è parecchio risentimento, che si materializza anche nelle sonorità di Sirene stonate, più minacciosa che tempestosa.

Si torna al sorriso con Singapore, ad alti e bassi e marinara, narrativa e ricca di serenità. Ma l’umore torna subito tetro con Farti male, canzone sadica e violenta, con risvolti piuttosto crudi.

Si chiude con Da qualche parte, pezzo moderato e con qualche risonanza, dall’andamento fluido.

Alberto Mancinelli pubblica un disco che mostra presto la faccia più tranquilla, ma durante il processo che porta verso la fine rivela anche svariate altre realtà e toni diversi. Testi ben scritti e intelligenti si accompagnano a una tessitura sonora ricca e ben fatta.

Genere: cantautore

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