Algo vuol dire qualcosa in anteprima esclusiva su TRAKS!

Algo vuol dire qualcosa è il nome del duo formato da Filippo Poderini e Marco Mencarelli, che sta per pubblicare le dodici tracce di Altrove. Il disco uscirà ufficialmente il 16 marzo, ma TRAKS te lo fa ascoltare in anteprima esclusiva subito cliccando qui. Un disco composto da impressioni indie ma anche, a volte, algide e lontane. Abbiamo rivolto qualche domanda a Marco.

Vorrei conoscere la vostra storia e anche quella del vostro (curioso) nome.

In realtà di storia – se non quella personale che vede Filippo coinvolto in mille esperienze diverse e me in una sola, anche se piuttosto duratura (Moleskin) – ne abbiamo poca. Abbiamo dato vita al progetto “Algo vuol dire qualcosa” un paio di anni fa. Avevo delle idee da trasformare in canzoni e, in maniera piuttosto casuale, ho trovato in Filippo la persona perfetta con cui poter dar luogo a questa “trasformazione”.

Per quanto concerne il nome, dopo averne vagliati un numero mostruoso, ci siamo arresi al fato e abbiamo aspettato che qualcosa ci colpisse e, complice un viaggio in Spagna di Filippo, abbiamo trovato “qualcosa” nella lingua spagnola. “Algo”, per l’appunto, in spagnolo significa “qualcosa” e il poter giocare semanticamente con questa ambivalenza linguistica nel darci un nome ci è sembrata la cosa più giusta ed interessante da fare.

Cito: “Altrove è un disco di attese, di rimpianti, di progressive e violente prese di coscienza”. Di che cosa avevate bisogno di prendere coscienza, attraverso questo disco?

Banalmente, di noi stessi e dello spazio che occupiamo nel mondo. Di ciò che ci influenza, della natura dei ruoli che le persone con cui ci relazioniamo quotidianamente giocano nelle nostre vite. E per far ciò siamo partiti dallo studio del luogo in cui viviamo, in cui ci formiamo, il luogo in cui diventiamo degli individui consapevoli. Facendo ciò ci siamo accorti che, in realtà, quel luogo che chiamiamo “casa” non ha natura fisica.

E’ essenzialmente uno spazio, qualunque ne sia la sostanza, formato e qualificato dalle persone che lo abitano, da interazioni linguistiche, emotive e comportamentali. In definitiva, abbiamo capito che “casa” è dove le persone che per noi hanno valore, significato, dimorano o transitano abitualmente.

Come nasce “Respiro”, che mi sembra essere uno dei brani più importanti del disco?

Nasce come nascono tutti gli altri brani, più o meno. Dal bisogno. Dalla necessità di esternare e realizzare fisicamente quel “qualcosa” che si muove molto velocemente e con grande forza dentro di me, di noi. “Respiro” è effettivamente un pezzo importante del disco, centrale. È, forse, l’apice riflessivo che ancora non ha prodotto valutazioni conclusive. E’ il perdersi all’altrui cospetto, nell’altrui essenza. E’ il determinarsi attraverso la presenza dell’altro, di ciò che l’altro significa e rappresenta per noi nel momento in cui decidiamo di aggirare i limiti corporei che naturalmente ci separano.

Mi sembra di scorgere nella vostra scrittura influenze del songwriting contemporaneo, soprattutto nordeuropeo e britannico. Quali sono i vostri capisaldi?

E’ sempre molto difficile capire come e quanto ciò che abitualmente ascoltiamo possa influenzare il nostro modo di scrivere musica ed è ancor più difficile capire chi possa esercitare tale influenza. Allora banalmente ti elenco gli artisti che solitamente ascoltiamo e che abbiamo maggiormente ascoltato durante la scrittura del disco: Beck; Radiohead; Paolo Benvegnù; Sinéad O’Connor; Karate; dEUS; Low; Cristina Donà…

Potete descrivere i vostri concerti?

Dal vivo, rispetto al disco, ci presentiamo in maniera decisamente minimale – scelta obbligata essendo in due ed essendo il disco piuttosto ricco di suoni – cercando di regalare un’esperienza diversa, più intima. Tutto qui!

Algo vuol dire qualcosa traccia per traccia

Si parte dall’eterea (ma non necessariamente leggera) Universi, che gioca di sfumature sonore e di incastri vocali. Come gli occhi ha un ritmo più marcato, con un background elettronico piuttosto evidente a far da sfondo alle voci, ma con tessiture piuttosto elaborate anche quando la voce non c’è.

Un battito regolare caratterizza Dalle Mani, pervasa da energie quasi spirituali. Sonscurie invece ha percussioni irregolari e nervose, e un mood generale quasi jazz. Rivoluzioni solitarie è piuttosto espansiva, considerato il titolo, con evidenti influssi del songwriting recente di marca nordeuropea.

Si gioca su piani di minimalismo sonoro Emmanuel, titolo biblico (ma che fa pensare anche a Sufjan Stevens). Passo lento e incedere drammatico quello di Respiro, chitarra che accenna movimenti stretti, mentre il brano cresce progressivamente di aspirazioni e complessità.

Muovere sabbia ha un passo lento ma di nuovo fa registrare una crescita e un cambio di marcia. Rido solo quando posso farlo si spacca in due facendo registrare un incremento del dramma interno al brano.

Più sfumati i pensieri di Finalfly, e ancora più sfumate le idee iniziali di Intenti Riflessi, che tuttavia poi rivela un nerbo molto più consistente, aiutato anche da un recitato torrenziale. Si chiude con Mentre Olivia Dorme, rientro morbido e semiacustico.

Algo vuol dire qualcosa mette in campo un disco notevole, dalle caratteristiche variabili ma con un’invidiabile coerenza sonora di fondo e con uno stile già marcato e ben caratterizzato.

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