Esce oggi EsSENZA, nuovo album firmato da Ambradea, artista romana con un background nella danza e nel teatro. Dopo il singolo Statue di cera, ecco un lavoro di undici tracce che mette in evidenza una notevole versatilità e ispirazione.
Attorno a sentimenti come la rivalsa e l’amore, ci sono anche molti “non detti” che ho finalmente voluto tirare fuori. Racchiude le esperienze di vita che ho accumulato durante questi anni ed è un modo per esorcizzare certi fantasmi, dare loro, finalmente, un nome. Il disco è una sorta di viaggio che ti porta all’interno di atmosfere sospese, un limbo arioso, dove suoni fluttuanti e ripetizioni avvolgono l’ascoltatore come fossero un mantra. Non a caso “Mantra” è l’overture del disco perché spesso il mantra, in alcune discipline orientali, viene utilizzato per lasciare fuori il mondo esterno, per calarsi nel “qui e ora”
Ambradea traccia per traccia
Atmosfere elaborate e ambigue quelle che accolgono nella prima traccia del disco: Mantra si aggira con circospezione, mette in evidenza la voce ma anche una serie di scenari sonori sempre più immersivi.
Ecco che arriva poi la formicolante Mantide, che prima striscia rasoterra e poi si squarcia all’improvviso, aprendosi a ritmi dance e ad acuti da vocalist che si spingono particolarmente in alto.
Tempo di proclamarsi Libera: anche qui si balla in modo morbido, in un contesto non particolarmente aspro e con i synth che offrono una copertura confortevole. Si parte da Charlie Brown in Essenza, title track (anche se scritta in modo diverso), che parla di felicità e di unicità, e ancora di liberazioni, mentre i bassi si fanno sempre più pronunciati.
Ecco America, che approfitta di ambientazioni sonore che tendono all’r&b senza rinunciare all’elettronica per un brano di impronta evidentemente “americana”, ma senza eccedere.
Viaggia a ritmi più lenti Cancellami, che però non è propriamente una ballad, anche se i sentimenti di malinconia e una certa oscurità si impadroniscono dell’umore della canzone. La voce di Ambradea si erge ancora a protagonista.
Ancora la libertà, ma anche la vanità, sono gli argomenti su cui fa perno Narcisa (liberamente), che si apre piano piano, come un fiore, si direbbe. Egocentrismo e liberazione si corrispondono, in un gioco di specchi e di riflessi.
Si viaggia sulle opposizioni in Ma tu, che teme l’arrivo della pioggia ma non il dolore, in un brano di autodeterminazione piuttosto concreto. Ecco poi Statue di Cera, primo singolo, che ha già messo in risalto le particolarità della scrittura e del progetto.
Balli sotto la pioggia e desiderio per caratterizzare L’amore non esiste, tra cori quasi angelici e battiti piuttosto articolati, a porsi domande per lo più senza risposta, e qualche accenno di rap nella seconda parte del brano.
Si chiude con Ambradea, canzone che sa di autobiografico ma anche di processi mentali articolati, con l’elettronica e le risonanze soul che dialogano in un pezzo particolarmente cangiante.
Progetto molto interessante e ricco di istinti positivi quello di Ambradea: il primo disco in italiano della ragazza romana mette in evidenza ottime doti, una voce notevolissima, capacità di scrittura e una produzione perfetta. Piace soprattutto il coraggio e la volontà di trovare strade molto diverse da quelle percorse dal pop “di massa” che si ascolta ovunque.