Niente di nuovo tranne te è il titolo del primo album solista di Andrea Satta. Satta è il cantante dei Têtes de Bois e, ogni giorno, fa il pediatra nella periferia romana.
Questo mondo di cose concrete, bellissime, a volte difficili, gli ha consentito di mantenere un rapporto con la vita reale che ne caratterizza l’opera e la fantasia. Con i Têtes ha vinto tre Targhe Tenco Interpreti (2002, 2007 e 2015), pubblicato nove album in studio, compiuto migliaia di performance che sono andate dai festival di strada al palco di Sanremo (con l’attore Paolo Rossi nel 2007), realizzato collaborazioni artistiche con nomi prestigiosi come Francesco Di Giacomo, Daniele Silvestri, Joan Baez, così come progetti artistici tra i più affascinanti e visionari (uno su tutti, il Palco a Pedali).
Come autore di libri ha scritto I riciclisti (Ediciclo, 2009), Ci sarà una volta (Infinito, 2011), Officina Millegiri (Sinnos, 2016), Mamma quante storie! (Treccani, 2016), libro ispirato alla Giornata delle Favole che Andrea organizza da anni nel suo ambulatorio, Pise e Pata – dialoghi tra bambini sulle cose del mondo (Rrose Sélavy), La fisarmonica verde (Mondadori Ragazzi).
Andrea Satta traccia per traccia
Si parte da Coupon, che dopo una falsa partenza inizia, con calma, a parlare di utopie e felicità, filtrate attraverso quotidianità da supermercato. Anche se poi un senso c’è, tutto speso in senso sentimentale.
Le asperità e le nostalgie si aprono in una romantica e melodica Bellissima, che sa di chansonnier francesi e di malinconia.
C’è Giovanni Truppi (che canta parecchio alto) su Abbi pazienza, che parla di altre quotidianità e di stelle cadenti, in un pezzo piuttosto schizofrenico e capace di spezzarsi in due e di diventare molto insistente.
Intimità e consumismo per la favola moderna di Amore al centro commerciale: le idee timide e sommesse del brano hanno un carattere un po’ caposseliano (o un po’ Têtes de Bois ), per celebrare un’emozione, ma anche un pensiero, sicuramente particolare.
Atmosfere noir e un po’ urban quelle in cui si aggira Selfie, che regala idee alla Simenon mentre esamina una serie di ipotesi che non si sono concretizzate. Piccoli stupori quotidiani si affacciano in Che meraviglia, altra canzone gentile che ha un twist end e lascia spazio a una chitarra elettrica piuttosto esplorativa.
C’è Paolo Benvegnù in Suonano le sirene, pezzo allarmante e ansioso, con qualche sfarfallìo elettrico, colorando una narrazione paradossale e nervosa. Si esce dall’autobiografia per raccontare di Maddalena, insieme a Daniele Silvestri: sapori latini moderati mentre la chitarra disegna tracciati ondeggianti.
Si cerca un dialogo con Il meccanico, alla ricerca di rumori assurdi che si frappongono sulla strada delle vacanze e forse della felicità. Altra storia singolare quella di Hobo Sapiens, che torna in atmosfere oscure, con qualche coro a spingere il pezzo e il suo testo curioso.
Due minuti di nostalgia quelli di Cosa ti ricordi di tuo padre, mentre il pianoforte si occupa di sottolineare le memorie che si affollano. Un messaggio chiaro quello di Io amo te, che torna nella bruma in riva alla Senna, mentre la tromba celebra un brano di chiusura particolarmente intenso.
Viene da dire che era tempo che Andrea Satta facesse un lp da solista, anche se i tempi dell’ “altro” lavoro avranno sicuramente inciso sulla tempistica. Però il risultato ripaga dell’attesa: siamo di fronte a un album ricchissimo di sensazioni diverse, di tessiture sonore molto vivide e di una creatività che incontra pochi limiti.