angelae: intervista e recensione
“Le mie canzoni parlano di me, delle mie paure, delle mie emozioni e dei pensieri che mi passano per la testa ma parlano anche delle persone che ho intorno e che mi incantano, che mi sembrano quasi sempre irraggiungibili e che amo, tantissimo”. Così angelae presenta il suo disco d’esordio, omonimo. Le abbiamo rivolto qualche domanda.
Ci vuoi raccontare la tua storia?
Penso che la mia storia cominci dalla mia famiglia che è per me un punto di riferimento costante: sono la terza di quattro sorelle, ho due genitori che mi amano e si amano molto, mamma insegnante di lettere, papà ingegnere, prima sorella pediatra, la seconda che lavora nel marketing per un’importante azienda, le ultime due sono venute un po’ storte… Diciamo così! io canto e suono e mi incasino e la più piccola è un’illustratrice.
Sono stata cresciuta con l’idea che lo studio e la scuola fossero la base di tutto, che scuola-liceo-università-lavoro fossero l’unica via percorribile, per cui per molti anni mi sono scontrata con questa idea che avevo di essere un’artista, di vivere di musica, ho concluso una triennale di lettere in 7 faticosissimi anni, per far contenta mia mamma, e mi sono persa più di qualche volta alla ricerca di libertà, credo… nel frattempo ho sempre cantato e scritto ma mi ero convinta che potesse rimanere una cosa per me, un mio passatempo.
Però non è stato così, alla fine, forse per le persone che ho incontrato o forse perchè la mia esigenza espressiva si è amplificata invece di smorzarsi, ho capito che dovevo provarci seriamente. Però ecco per me non è stato un percorso diretto, non sono nata pensando “da grande farò la cantante” e non ho sempre lavorato in questa direzione… è stato più un percorso alla rovescia, un convincermi che posso farlo.
angelae è il tuo disco d’esordio. Ci vuoi raccontare con quali idee, ispirazioni e aspettative sei arrivata a pubblicarlo?
angelae è proprio nato da questa presa di consapevolezza, avevo la necessità di passare al fare, dopo anni persi a cambiare idea, a cercare una strada, ad aspettare un’illuminazione, ho capito quanto fosse importante partire, fare il primo passo, mettersi sul percorso. Complice di tutto questo è stato sicuramente Andrea, (Andrea Barin) mio marito. Lui ha curato parte degli arrangiamenti, ha suonato alcuni dei brani ma soprattutto ha tenuto le fila del progetto.
Io tendo a perdermi, a impaurirmi e a scoraggiarmi, lui aveva invece una visione e sicuramente un’esperienza maggiore della mia. Insieme a Marino De Angeli, che si è occupato di tutta la registrazione strumentale nel suo studio Bridge Produzioni Audio e con cui abbiamo fatto un bellissimo lavoro di Sound Design, siamo partiti dalla selezione delle tracce. Avevo moltissimo materiale ed è stato importante scegliere i brani più rappresentativi del mio stile.
Per quanto riguarda le idee e l’ispirazione… attingo tantissimo da me stessa, mi piace scrivere di quello che conosco, di quello che sento con la mia pelle, qualsiasi situazione mi capiti di raccontare nei miei pezzi è sempre filtrata dal mio modo di viverla, mi aiuta ad essere espressiva penso…ma è anche l’unico modo che conosco.
La scintilla che mi fa scrivere un nuovo pezzo è quasi sempre uno scontro con qualcuno, rimango sempre molto turbata dai conflitti con le altre persone, vivo ancora nell’illusione di poter piacere a tutti e di poter non deludere mai nessuno…penso sia facilmente intuibile quanta delusione e frustrazione possa derivare da questa necessità, ci sto lavorando.
Come nasce Quando credo, traccia d’apertura e anche primo singolo?
Quando credo è il mio manifesto, sono io che ci credo tantissimo e che mi auto-saboto nella stessa frase. La mia amica Mariella Panfilio, che è una counselor professionista e una di quelle persone che ti riempiono di bellezza, mi ha raccontato che ognuno di noi ha un “io cognitivo” il pensiero razionale e normativo e un “io emotivo”, che parla con le emozioni, i sensi e la creatività, ovviamente la questione è un po’ più complessa ma a grandi linee è così….
Ecco, Quando credo è il dialogo che avviene nella mia testa tra queste due parti, ogni volta che mi appresto ad affrontare qualcosa di nuovo …a volte mi capita anche quando devo scegliere cosa mettermi! Più di una volta mi sono accorta che la sono la mia peggior nemica, mi giudico, non mi perdono mai niente… Credo che mettersi in discussione sia alla base dell’arte, perdere l’equilibrio ti permette di avere un’altra visione, quando però esageri rischi di cadere e di farti male.
Chi sono i tuoi punti di riferimento musicali?
Sono cresciuta ascoltando il White Album dei Beatles, senza saperlo però…mio papà metteva Ob-la-di, Ob-la-da e noi saltellavamo attorno al tavolo per pomeriggi interi, un’altra grande hit era Banane e Lampone di Gianni Morandi, utilizzata sempre per questa stessa pratica ludica????.
Quando ho iniziato ad ascoltare musica da sola ricordo un grande innamoramento per Giorgia, ho consumato il suo Greatest hits, mi sono fatta una buona dose di Nek e pop lacrimevole per poi passare al periodo rebel in cui ascoltavo Ska-p e Articolo 31. Poi mi sono calmata, forse anche un po’ depressa, ma fortuna ha voluto che sia approdata alla voce di Mia Martini e da lei ai grandi cantautori italiani, Fossati in primis, che adoro, ma anche De Gregori, De Andrè, Guccini e Battisti.
Ho ascoltato moltissimo Elisa, soprattutto i primi album. Gli ultimi ascolti che davvero ho apprezzato moltissimo, anche per la produzione, sono stati 25 di Adele, High as Hope di Florence+The Machine (in live mi hanno lasciato senza fiato), Nel caos di stanze stupefacenti di Levante e anche A casa tutto bene di Brunori Sas… effettivamente continuo a viaggiare tra pop e cantautorato. Questo è il mio background musicale, quando scrivo non ho dei veri riferimenti in mente, cerco di essere una spugna e di catturare quello che più mi attrae da ogni cosa che ascolto, anche mondi musicali molto distanti dal mio a volte mi regalano degli spunti preziosi.
Quali saranno i tuoi prossimi passi?
Il prossimo passo sarebbero stati i live ma questa pandemia ci ha stravolto le vite e costretto a considerare dei piani B. Inizialmente non l’ho vissuta benissimo, abbiamo lavorato duramente per lanciare angelae, per promuoverlo, per farlo conoscere e anche per stampare il disco fisico. C’è voluta una gran dose di energia emotiva e anche di risorse economiche visto che per ora mi autoproduco in tutto e per tutto, il live doveva essere la naturale prosecuzione del percorso che avevamo disegnato, il lavoro che abbiamo fatto era stato pianificato con attenzione, l’uscita cadenzata dei singoli, prima l’album fisico, poi l’intero album in streaming e su tutte le piattaforme digitali, abbiamo lanciato l’album con una traccia in free download e previsto una bonus track riservata all’album fisico.
Tutto questo lavoro doveva sfociare nei live, per farsi conoscere concretamente dal pubblico e poi perchè non puoi andare avanti tanto senza andare sul palco, no? Almeno per me è così. Come sempre però le cose non vanno come vuoi che vadano, vanno come devono andare. Così ho deciso di usare questo momento per creare qualcosa di diverso, a breve farò uscire dei nuovi inediti che faranno parte di un progetto ben più ampio e a lungo termine che ho sviluppato in questi mesi di quarantena. Mi sono ritrovata a chiedermi: “E adesso cosa faccio?” La risposta non poteva essere: “Mi fermo”. Tra poco potrete ascoltare la risposta alternativa che ho trovato.
angelae traccia per traccia
C’è un groove piuttosto intenso e i modi del funk alle spalle di Quando credo, brano di apertura del disco, dai movimenti un po’ acidi.
Un po’ più tribale Ipersensibili, che mette in evidenza la voce di Angela. Quando entra il pianoforte l’atmosfera si fa più calda ma non meno appuntita.
Ritmo e suoi piuttosto curiosi quelli della molto movimentata Come faccio, che ha sensazioni tra blues e funk.
Molto più lineare il pianoforte che accompagna L’assenza, brano del tutto melodico e malinconico.
Più ironica e appuntita Pausa, che disegna delle linee nervose e convulse, con qualche accenno electro. Si torna sul tradizionale pieno con A Natale, accompagnata anche dagli archi.
Qualche idea jazz presiede Bancarotta, piuttosto adirata e addolorata, con i fiati che dialogano sullo sfondo.
Sa di danza popolare Dimmi, che si accompagna con la chitarra acustica e mette in evidenza la parte più sanguigna di angelae.
“Ma la perfezione/non è nei miei piani/è scesa per le scale/e si è fatta male”: Mi piacerei è un congedo finale colorato di jazz, fumo e atmosfera da club notturno.
Progetto molto interessante con un’ottima attenzione alle sonorità, quello di angelae, accompagnata all’anima della cantautrice classica e da una capacità interpretativa non proprio comune.