Antonello Papagni: la musica è un’elaborazione di gruppo
Visti da qui è il primo disco di Antonello Papagni, musicista e cantautore pugliese che ha un folto passato in numerose band ma che ha affrontato il passo del debutto solista con un disco interessante e ricco di personalità. Lo abbiamo intervistato.
Partiamo dalle premesse del disco: è un esordio ma tu non sei un esordiente in senso stretto. Ci racconti la tua storia musicale fin qui?
Ho conosciuto la musica in casa; le selezioni rock anni ’70 della collana I miti del rock di mio padre sono stati gli ascolti che condividevo con i miei cari. A 7 anni ho iniziato a studiare pianoforte, qualche anno dopo il mio primo approccio alla chitarra classica. Ho sempre avuto necessità di scrivere e suonare cose mie, anche merito/demerito del mio orecchio e della pigrizia di studiare gli spartiti di musica classica.
Mi è sempre piaciuto pensare che la musica fosse un’elaborazione di gruppo. Così ho fatto parte di varie band. Soul Music Band, X elle, Zeroartico e infine i Karma In Distorsione. Tutti progetti differenti sia per la loro formazione che per il sound. Ho sempre puntato ai concerti, al diretto rapporto con il pubblico. A 18 anni, dopo aver seguito un corso di hard disk producer, musica elettronica presso il Conservatorio di Musica di Bari ho conosciuto Eugenio Vatta, produttore e tecnico del suono, con base a Roma.
Decisi di trasferirmi nella Capitale, affiancandolo come assistente di studio presso la Start. Non ho mai smesso di scrivere canzoni, non le ho mai contate ma penso di aver superato duecento composizioni. Nel frattempo mi esibivo con la mia chitarra acustica nei locali romani per presentare le mie canzoni e per pagarmi l’affitto della camera singola.
La strada, gli incontri fortunati, la condivisione di “Ideali fondamento” ( il rispetto verso i diritti fondamentali dell’Uomo) sono stati la linfa per la mia scrittura creativa.
Come nasce “Visti da qui”? E che cosa rappresenta la copertina?
Sono genitore di due splendidi bambini, e preservare la loro preziosità per me è il fondamento. Coinvolgendoli nell’arte e nella musica è nato il disco. La copertina ritrae mia figlia che colora un cerchio, un vecchio quadro recuperato per la strada…e poi uno scatto fotografico dall’alto. Visti da qui, con gli occhi dei piccoli, nel grande pianeta della Musica.
Mi sembra molto caratteristico il tuo modo di cantare, quasi sempre sottovoce. Spontaneo, ricercato, voluto, progettato a tavolino?
La spontaneità fa parte delle mie scelte artistiche e la produzione indipendente mi ha permesso di farlo.
Qual è il brano a cui sei più legato nel disco?
Domandone al quale non so rispondere????
Che progetti hai, dal vivo e non, per i prossimi mesi?
Tanti progetti, ma anche doverose priorità. Presentare dal vivo il disco è il mio lavoro quotidiano; sono alla ricerca di date e sto coinvolgendo amici musicisti per varie tipologie di live set. Poi c’è De Andre’ che mi ha bussato alla porta qualche giorno fa, ma lascio un po’ di mistero…