Antonello Venditti: questa notte è ancora nostra #sottotraccia
Come da tradizione (recente) dedichiamo agosto alla lettura: per il 2024 abbiamo deciso di ripubblicare una serie di pagine tratte dal volume “Italia d’autore” (Arcana, 2019), dedicato ai grandi cantautori che hanno fatto la storia della musica italiana
Figlio del viceprefetto di Roma e di un’insegnante di latino e greco, Antonello Venditti nasce a Roma, quartiere Trieste, l’8 marzo 1949. Studia pianoforte fin dalle elementari e la sua è un’infanzia protetta e serena, forse fin troppo: ingrassa moltissimo, come racconterà in qualche canzone seguente, e ne soffre.
Scrive Roma Capoccia quando ha soltanto quattordici anni, insieme a qualche altra canzone; frequenta il liceo Giulio Cesare, poi si iscrive a Legge. A fine anni Sessanta inizia a frequentare il Folkstudio, dove conosce Francesco De Gregori e altri personaggi chiave per la sua carriera, come Giancarlo Cesaroni, Giorgio lo Cascio, Ernesto Bassignano. La sua voce e le sue canzoni colpiscono, tanto che riesce a firmare un contratto con la It e nel giro di qualche tempo inizia a scrivere canzoni per altri artisti. Nel 1972, a seguito di un viaggio in Ungheria, Venditti e De Gregori decidono di formare un duo e pubblicano Theorius campus, in cui sono incluse Sora Rosa e Roma Capoccia.
Racconterà anni dopo Venditti in un’intervista all’autore di questo volume:
Il Folkstudio fu l’inizio di tutto, il locale diventò un punto di riferimento dei giovani musicisti che si muovevano all’inizio degli anni Settanta, la cassiera ci sembrava un angelo che ci apriva le porte di un altro mondo. In quel locale convergeva la canzone popolare e politica con Ivan della Mea, Giovanna Marini e si dice addirittura un giovane Bob Dylan. Ognuno andava a vedere l’altro e ci si influenzava a vicenda. Fu proprio in quel periodo che conobbi Francesco De Gregori, con il quale feci una tournée in Ungheria e firmai il primo contratto con una casa discografica, la It. Fu così che nel 1972 uscì theorius campus contente dodici brani che ci dividemmo equamente. Considero ancora Francesco come il mio alter ego, siamo due facce della stessa medaglia: uniti, ma differenti.
Il connubio però è di breve durata, anche se De Gregori aiuterà Venditti nella realizzazione di alcune delle canzoni dell’album d’esordio da solista, L’orso bruno, che esce nel 1973. Il disco contiene Milano è lontana e Il mare di Jan. La fama di Venditti cresce, tanto che il cantautore inizia a essere piuttosto richiesto anche come autore: collabora con Mia Martini, Patty Pravo incide un suo brano, produce i dischi di Lo Cascio e dei Blue Morning, di cui fa parte Roberto Ciotti.
Vilipendio e matrimonio
Ma prima che finisca il 1973, Venditti pubblica un altro disco, Le cose della vita, solo voce e tastiera, in cui sistema qualche conto in sospeso con la propria famiglia grazie a Mio padre ha un buco in gola. Nel 1974, dopo un concerto al Teatro dei Satiri di Roma, un maresciallo lo denuncia per vilipendio alla religione di Stato per l’esecuzione di A Cristo, che in realtà non contiene blasfemie di sorta: la frase incriminata, in dialetto romanesco, è «Ammazzate [cioè “caspita, accidenti, poffarbacco”] Gesù Cri’ quanto sei fico», non proprio una bestemmia irripetibile; il cantautore sarà tuttavia condannato a sei mesi con la condizionale.
La produzione, però, non si interrompe e Venditti pubblica Quando verrà Natale, che contiene Campo de’ Fiori e Marta. Il 1975 è però l’anno in cui la vita di Venditti cambia sul serio: sposa Simona Izzo, che aveva corteggiato a lungo e che gli darà un figlio, e pubblica Lilly, canzone che, sia come 45 giri, sia come traino dell’lp omonimo, regalerà il successo al cantautore romano. Lilly, brano nudo e crudo sulla droga e i suoi effetti, si trova a condividere l’album con canzoni di altro umore, come Attila e la stella, Penna a sfera, (“dedicata” a Enzo Caffarelli di Ciao 2001 che aveva criticato Venditti e De Gregori per la vita agiata nonostante l’ideologia di sinistra: gira e rigira siamo sempre lì), e soprattutto Compagno di scuola, nostalgica ma anche rabbiosa canzone sui ricordi del liceo, che incontra qualche problema di censura. Come racconta lo stesso Venditti, infatti:
La Rai aveva la commissione apposita di vigilanza e quando la canzone Compagno di scuola capitò fra le mani di un dirigente, fui immediatamente convocato: «Senta Venditti, non mi è chiara la parte di testo “la dava a tutti meno che a te”. Ma cosa dava quella ragazza?».
Come si può vedere anche a occhio nudo, la sagacia non è mai stata fra le doti necessarie per fare il funzionario Rai. Il successo del disco è tale che Venditti per l’album seguente decide di… cambiare tutto: recluta i musicisti che avevano suonato di recente con Battisti su La batteria, il contrabbasso eccetera, tra cui Ivan Graziani, cambia studio di registrazione, scrive canzoni di tono diverso e chiama il disco Ullàlla, titolo di fronte al quale forse anche il primo Jovanotti avrebbe esitato. È un discreto fiasco e nessuna delle canzoni dell’album lascerà grande traccia di sé.
Sotto il segno dei Pesci
Forse è tempo di guardarsi alle spalle e di gettare un’occhiata a quanto di buono fatto fino ad allora: così arriva Sotto il segno dei Pesci, centrato, più maturo e ricco di potenziali singoli, dalla title track a Sara, che rappresenta una sorta di autorisposta più serena, anche se non senza problemi, a Lilly. È l’inizio di un buon periodo dal punto di vista artistico, confermato da Buona domenica dell’anno successivo, che però rispecchia i problemi della vita personale: il matrimonio con Simona Izzo è alle ultime curve e Venditti sta cercando di mettere insieme tutte le risorse possibili per far sì che la storia non finisca in malo modo.
Indicativa in questo senso Stai con me, inclusa in Buona domenica, che riporta tracce della crisi familiare anche in altre canzoni, come Donna in bottiglia. Il brano più significativo del disco rimane però Modena, sette minuti e quarantanove secondi ispirati alla situazione politica, alla crisi del PCI e completati dal sax di Gato Barbieri. Ma la valanga del divorzio dalla Izzo devasta la vita di Venditti e lascia scorie che provocano tre anni di silenzio, interrotti soltanto dalla collaborazione in Roma spogliata di Luca Barbarossa.
Poi, piano piano, Venditti ricomincia a scrivere: prima fonda la Heinz Music, la propria etichetta discografica, quindi pubblica Sotto la pioggia nel 1982, con in evidenza la canzone omonima e Dimmelo tu cos’è, che si apre con l’immagine del cane Paco, comprato insieme a Simona e ormai estraneo. La vita continua e così la carriera del cantautore, che dopo il Live Circo massimo, nel 1984 esce con Cuore, che contiene un paio di classici, come Notte prima degli esami e Ci vorrebbe un amico, nonché altre canzoni degne di memoria come Piero e Cinzia.
Venditti e segreti, del 1986, è un disco di passaggio: ci sono ancora canzoni sulla memoria e il passato, come Giulio Cesare. C’è un pezzo curioso come Questa insostenibile leggerezza dell’essere, ispirato dall’omonimo romanzo di Milan Kundera, diviso tra attualità e autobiografismi, con uno stile vagamente accostabile al contemporaneo Lucio Dalla. E poi ci sono pezzi fra l’incomprensibile e l’inquietante, come Rocky, Rambo e Sting, oppure C’è un cuore che batte nel cuore, segno sintomatico di peggiori disastri a venire.
Ricordati di me
Nel 1988 arriva In questo mondo di ladri, grande successo grazie alla canzone omonima e a Ricordati di me, che ha un umore complessivamente più sereno rispetto ai dischi precedenti. È anche una svolta dal punto di vista musicale: abbandonato il pianoforte, Venditti si concentra sempre di più sulla voce, ma si dedicherà maggiormente anche a canzoni a volte vuote di contenuti, oppure a episodi misteriosi come Dolce Enrico del 1991, dedicata a Berlinguer ma scritta, come giustamente ha detto qualcuno, come se fosse dedicata a un bambino scomparso.
Il pezzo fa parte di Benvenuti in paradiso che conquista, con Alta marea, Amici mai e altri brani, nuovi fan, ma allontana quelli vecchi. E la carriera proseguirà più o meno alla stessa maniera negli anni a venire, tra grandi successi e un’originalità affievolita. Tornerà a lavorare con De Gregori in Io e mio fratello e in Che fantastica storia è la vita del 2003, continuerà a scrivere della propria città e ad avere successo. Tre dischi segnano il decennio successivo, Dalla pelle al cuore, Unica e Tortuga. E di un significativo libro autobiografico, L’importante è che tu sia infelice, in cui narra le storie difficili della propria infanzia e gioventù.
Il Festival di Sanremo lo vede sul palco nel 2019, invitato dal direttore artistico nonché vecchio amico Claudio Baglioni, con il quale duetta, proponendo un paio di classici come Sotto il segno dei Pesci e Notte prima degli esami, accolto dal tripudio del pubblico. Alla base di ogni considerazione su Venditti c’è però l’equivoco di fondo che si paga per quasi ogni cantautore dalla carriera particolarmente lunga: bisogna rendersi conto che spesso pretendiamo da loro una coerenza di cui noi stessi non saremmo mai capaci.