Esce Un giorno, il nuovo ep di Argo, al quale lavora dall’autunno del 2020. All’interno troviamo tre produzioni di Trem, due di Lomi, una co-produzione tra Argo e Trem, alcune chitarre di inarte.teo e una strofa di Commi.
Argo nasce nel 2016, l’anno in cui si trasferisce con i suoi genitori da Brescia a Roma, dove vive gran parte della sua famiglia. Cresce ascoltando tanta bella musica, prendendo molta ispirazione soprattutto dal primissimo rap italiano e da cantautori come Rino Gaetano e Vasco Rossi.
La sua passione si sposta dalle panchine dei parchi comunali ai palchi dei locali della periferia romana (Defrag, Spin Time, Ex Magazzini, Atlantico, ecc). Tra il 2019 e il 2020 pubblica un album di undici tracce (Cenere) e un ep di cinque (Caro Diario) distribuiti da Thaurus Publishing. Nel 2021 pubblica svariati singoli distribuiti da The Orchard, cercando di trovare la strada più giusta da percorrere. È presente in Stanotte, una traccia di Commi pubblicata nell’ep Luci del 2021 e scrive su una produzione di Moci il pezzo Nudo, pubblicato a giugno dello stesso anno. Di lì in avanti si concentra sul suo rapporto collaborativo con Trem, smettendo di pubblicare nuovi brani per più di un anno per definire meglio la sua identità artistica.
Argo traccia per traccia
Storie di vita difficile quelle contenute in Mi hanno detto che, brano d’apertura che racconta, con l’aiuto di voce, piano e archi.
Accordi sostanzialmente metal quelli che accompagnano Casino, altra storia di alcol e disagi assortiti. Qui si passa a sonorità più rock rispetto all’attitudine hip hop generale.
Più morbida Chiacchiere, con Commi e con un senso di malinconia che aleggia sulla voce narrante, che alle feste non balla e sporca la moquette. I flussi di autocoscienza si approfondiscono, affrontano passaggi subacquei, poi riemergono e lasciano uscire alcune angosce.
Cinque di mattina ha un battito rotondo e regolare, per accompagnare un’altra narrazione piuttosto buia. La title track Un giorno arriva a regalare qualche minima speranza, seppur fra numerosissime immagini buie.
Si chiude con Metà settembre, che torna a mettere in evidenza soprattutto i propri malesseri, con il pianoforte che regala gli ultimi passaggi melodici.
Se l’idea base di questo ep era quella di definire meglio la propria identità artistica si direbbe che Argo ci sia riuscito, con sei pezzi molto omogenei per suoni e atteggiamenti. Certo nessuna delle tracce risuona di una novità sconvolgente, però se lo si prende come un passo avanti nella ricerca di uno stile personale il risultato è pienamente conseguito.
