Ariete, “Specchio”: recensione e streaming
Specchio è il titolo del primo album di Ariete, dopo la manciata di successi che in due anni scarsi l’ha resa un’icona della nuova musica. Ed effettivamente di specchio si tratta: undici tracce di introspezione e di sovraesposizione emozionale, che creano un effetto visivamente e sensibilmente percepibile, come quello delle vecchie pellicole fotografiche dopo aver preso troppa luce.
Il bello di Ariete è che anche quando sembra stia parlando da sola riesce raggiunge i cuori di tutta una generazione: racconta i fatti suoi, ci sono pezzi di storie, pezzi di vita, pezzi di anima. Eppure è tutto tremendamente vicino, riconoscibile, un po’ di tutti. E poco importa se non ha inventato un genere musicale, se non si presta a virtuosismi vocali, perché come al solito l’emozione è la cosa che più conta. Senza filtro, senza neanche inganno, una fragilità che non viene minata dalla forte personalità e dallo sguardo fiero di chi, nonostante i momenti in cui si guarda allo specchio e si vede ombra, non molla un cazzo, mai.
Ariete traccia per traccia
Saper fingere è diverso da saper restare insieme
Il racconto di Giornate noiose apre il disco, dove si confonde l’amore con l’ingannare il tempo, dove ci si scambiano promesse a poco prezzo perché non c’era altro da fare, anche se quelle che abbiamo sentito uscire dalle nostre labbra erano tutto tranne che noia. Il ritornello arriva dritto, forte, chiaro, e si appiccica in testa mentre un pensiero si riaffaccia e fa un po’ male.
E siamo fuori da un club e la pioggia ci sbatte in faccia / E la realtà è che un po’ adesso mi sento un’altra
Si prosegue tra le spire di Club, che sembra portarci fuori di peso quando non volevamo uscire, che ancora un’altra festa non mi va quando ho freddo dentro. Gente, approvazione e alcol non possono lenire un per sempre per finta, quando la voglia di provarci ormai è scesa senza potere e sapere tornare.
E tutte quelle volte che mi hai dato la tua felpa / che in tasca aveva i guai di una vita che ti stava troppo stretta
Le Cicatrici di Ariete si mescolano a quelle di Madame, e il risultato è sussurrato ed esplosivo. Una benedizione / maledizione come ogni grande storia d’amore, dove riparo e conforto cambiano forma ma non sostanza. E la sostanza è sempre la stessa, riuscire a lenire il dolore dell’altro e permettere di fare lo stesso con il proprio. Con dolcezza, possibilmente.
E quanto ho detto non ci casco più e poi ci casco sempre / due cuori ed una mente, vince sempre chi mente
Lontana, ma ancora troppo presente, è la protagonista di L: sempre in punta di chitarra, sempre a cascarci dentro con tutte le scarpe. In promesse mancate, in bugie bianche che non funzionano quando dentro sei sporca, in abbracci che sono diventati subito troppo morbidi per potere sopravvivere.
Non voglio svegliarmi con nomi che non so / non voglio un futuro in cui tu non sai chi sono
Giochiamo a sognare? Il per sempre a volte si sente bruciare nel petto, quando viene voglia di costruire Castelli di lenzuola e rimanere a godere del bello di una relazione. Le basi perfette per poi svegliarsi e ritrovarsi con il cuore divorato, ma questi sono dettagli. Tu non svegliarmi.
Ogni volta che mi guardo allo specchio / non mi sento nient’altro / nient’altro che un’ombra
Breve ma intensa, nel suo minuto e 37, la title track Specchio colpisce dove deve far male. Ci si guarda riflessi, un po’ ci si perde a pensare a quel che l’oggetto rimanda, un po’ a pensare a quello che effettivamente ci sentiamo.
Mi innamorerò di te / ma ogni volta spegnerò il cellulare se mi chiamerai
Si intitola Avviso, ma potrebbe anche essere un foglietto illustrativo: stammi lontana, perché sono in fase sperimentale, e se anche staremo insieme non potrò darti quello di cui hai bisogno. E come per i migliori medicinali, il bugiardo resta dentro la scatola e via, a provare l’ebbrezza degli effetti collaterali. Il sound è buono, quasi divertente se non si parlasse di cuori infranti.
Come se avessi cambiato faccia / brucio il tuo nome via da un pezzo di carta
Quella di prima continua a indagare su quanto casino ci può essere dentro un solo cuore e una sola testa. La coerenza che manca, la fiducia che scappa e la voglia di far capire che con un grande ego non si va da nessuna parte, se non lontano dai luoghi in cui si è stati felici.
E siamo spari nell’acqua / ci basta niente pеr buttarci giù
Arriva anche Franco 126, che insieme ad Ariete confeziona Fragili. Una fusione di voci, tra le due più malinconiche di sempre, che riesce a smuovere anche i più temerari: si cerca un motivo per restare insieme, ma sulle labbra ha il sapore di una bugia ogni promessa che potremmo pronunciare. E non so più se tu fai per me.
Io resterò chiusa in casa / guarderò il caldo passare / sento i tuoi respiri negli spifferi delle persiane
Se siamo arrivati senza una lacrimuccia fino qui, beh, spiace ma è il momento di prendere i fazzoletti. Spifferi, la decima traccia, si infila nelle ferite aperte e ci viaggia dentro, guardandoti anche in faccia per vedere se stai soffrendo abbastanza. I sensi di colpa si mescolano ai rimpianti, mentre un’estate scorre senza aver la forza di viverla.
Ripensando a come eravamo allora / mi sono chiesta quanto dura un per sempre
Ultima stoccata, Iride chiude un cerchio doloroso e necessario. Come in ogni brano precedente, Ariete si mette a nudo e rende accessibili a tutti il suo piccolo grande mondo confuso, quello che poi appartiene a tutti, coetanei e non. La consapevolezza di aver perso qualcuno di importante, la certezza che niente somiglierà a quanto ci si è sciolto tra le mani.
Un tour nei club già praticamente sold out, un tour estivo destinato alla stessa sorte, Ariete continua a non sbagliare un colpo. Per quanto fruibile da chiunque, Specchio è un filo diretto con il suo pubblico: ogni strofa e ogni pausa parlano la lingua dei sentimenti totalizzanti e a volte inebrianti della gen Z, mentre anche questa, come tutte ormai, cercano di trovare il loro posto nel mondo.