Quanto sarà che non ospitiamo un’anteprima? Almeno un dieci minuti? Va be’, ma è solo generosità, non è che adesso dovete ringraziare continuamente. Stavolta la scelta è quella del rock/blues: in anteprima esclusiva e assoluta su TraKs ci sono infatti gli Attribution, power(ful) trio formato da Marco Pasinetti (chitarra), Sebastiano Pezzoli (basso) e Stefano Guidi (batteria).

La band arriva all’esordio con Why Not, che affronta tutto lo spettro cromatico dal blues al rock’n’roll in questo disco che ti facciamo ascoltare in esclusiva (l’ho già detto che è in anteprima?) e che uscirà ufficialmente soltanto il 14 luglio:

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Registrato nel novembre 2014 come ripartenza dei tre musicisti coinvolti nel progetto, tutti già protagonisti in passato di altre esperienze musicali di diverso genere, Why Not è un disco che fin dal titolo rivendica il proprio desiderio di libertà sonora.

Attribution traccia per traccia

Si parte con Sleet, carica di fiati e di groove, con radici profonde che si scavano la propria strada nel blues. Più radicale l’approccio di Woaman, che dopo una consistente partenza rock, si ammorbidisce su toni quasi reggae, alternando le due fasi in un dialogo che può ricordare i Police.

C’è poi Cold Turkey di John Lennon, cover curiosa di un pezzo curioso (sostanzialmente fu questa canzone la goccia che fece traboccare il vaso dei Beatles), effettuata con un giro di chitarra piuttosto acido, ma soprattutto con un assolo di sax a metà canzone che si sostituisce ai vocalizzi sguaiati di Lennon (quelli che fecero incazzare McCartney, per capirsi).

Si torna a un blues più integralista con Sexy Tired, in cui il lavoro del basso figura tra i protagonisti della vicenda, anche se la chitarra certo non se ne sta buona in seconda fila, anzi spara un assolo piuttosto tirato ancorché non lunghissimo. Fast non è così “fast”, soprattutto dalla metà in avanti, quando si percorrono strade in cui l’oscurità è più fitta.

Un bel giallo: nel senso, è un mistero quello per il quale Scofunk sia aperto dalla sigla della “Signora in giallo”, ma del resto che cosa non si farebbe per spiazzare i propri ascoltatori? Il resto del brano scivola su andamenti funky belli acidi, che non contenti, si acidificano ulteriormente verso la fine. E siccome siamo già in acido, perché non spararci una bella fetta di Fender Rhodes in Worried Life Blues, che sull’abituale base blues estende voglie e pensieri fino allo psichedelico?

Cala un po’ il volume con Take Me, che si confronta con il tema della ballata, costruita però in modo non uniforme, anzi con un cambio di passo graduale, che dal blues morbido dell’inizio ci porta a un rock piuttosto aperto. Connotati quasi crimsoniani in Who Said, che torna a farsi aggressiva e stratificata, con passaggi anche molto intimi. La chiusura Mal di schiena è uno strumentale con flauto, ma anche con evoluzioni che tendono al progressive nel finale.

E’ vero che hanno tutti e tre esperienze alle spalle, ma l’affiatamento è già stato trovato e gli Attribution non suonano come una band all’esordio. Naturalmente chi ha remore riguardo a canzoni con assoli avrà da ridire, ma il disco sembra fatto apposta per appagare gli appassionati di più generi, e per regalare attimi di compiacimento a chi ama le evoluzioni sulla scala del blues.