“Quando gli Autumn hanno suonato il loro “ultimo spettacolo ” ufficiale nell’aprile 2010 a sostegno dei nostri cari amici Faith e dei Muse, abbiamo immaginato che avremmo attraversato un periodo di lutto e poi saremmo semplicemente andati avanti con le nostre vite. Sembrava che fosse ora di fare una pausa. Ognuno di noi stava attraversando rotture dolorose nelle nostre vite, ed eravamo esausti dal cercare di mantenere tutto in funzione”, dice la cantante Julie Plante.
“Alla fine è venuto fuori che andare avanti significava ritrovare la strada l’uno verso l’altro, e nel processo, scoprire che ciò che si è rotto non è mai veramente scoparso. Ciò che cade a pezzi può essere ricomposto, non come prima, ma in una creazione completamente nuova. Chandelier è in definitiva un’opera di celebrazione, costruita su tutti quei pezzi rotti, costruita da tutti quei luoghi rotti. La storia che racconta è davvero la storia di tutti, quella gioia e il dolore inevitabilmente si intrecciano in una vita ben vissuta”.
Autumn traccia per traccia
Più oscura e influenzata da sonorità dark e goth è la seguente The Maiden’s Child, con qualche vocalizzo che rende il tutto anche più melodrammatico.
The fall accellera leggermente i ritmi, continua a insistere sulle risonanze profonde, si richiama ai classici della dark wave.
Si prosegue con Soulsong, che appoggia qualche nota di pianoforte su un percorso fluido e malinconico.
Più duri e appuntiti tutti gli spigoli di At Summer’s End, che poi scioglie qualche nodo lungo la strada. From under the waves riprende percorsi più melodici, con onde montanti che si muovono alle spalle del cantato.
Idee tutto sommato simili anche se più affini a certe atmosfere pop quelle di Damage. Just before the storm opta per un background molto più minimale che raggiunge però risultati intensi e drammatici.
Si torna a idee molto più percussive con Shadow Girl 2. Anche Away continua a scavare in profondità oscure ed elettriche. White Light si fa sotto strisciante e insinuante, lavorando da dentro.
Si entra in campi di elettronica invece con l’apertura di My last confession, ritmata e capziosa il suo.
A vow worth keeping, che segue, è molto “vocale” e immerge le mani nella parte più elettrica (e più Cure) delle influenze dark wave.
Si chiude con la title track, Chandelier, che mantiene un passo ben marcato per un brano di carattere e personalità.
Un buon passo di ritorno, quello degli Autumn, che partecipano alla mai esaurita ondata di revival new wave apportando il proprio contributo originale e non scontato.