Radical Pop è il nuovo album di Bais, disponibile su tutte le piattaforme digitali e in vinile da venerdì 11 aprile per Sugar Music. Anticipato dai singoli 2024, Parole Piccole e Serpenti, Bais torna con il suo nuovo disco.

Dodici canzoni che esplorano temi intimi e universali: il tempo che sfugge, l’ansia generazionale, la perdita e la continua ricerca di sé, raccontati con uno stile unico che oscilla tra poesia e ironia. Un viaggio sonoro che fonde nostalgia e modernità, tra chitarre distorte, synth analogici e liriche intime.

Radical Pop è la colonna sonora di un club che non esiste, il manifesto di una generazione che balla con le tasche vuote, la testa pesante e il cuore pieno di messaggi non inviati

Le produzioni, curate da Carlo Corbellini (Post Nebbia), mescolano chitarre acide, bassi saturi e synth analogici in un sound che suona retrò e futuristico allo stesso tempo.

Bais traccia per traccia

Strisciano i Serpenti all’inizio dell’album, per un brano che corre a una certa velocità, pescando ampiamente dall’armamentario del pop, con qualche sensazione dreamy ma anche molta concretezza nelle percussioni, tra costole rotte nell’impeto e persone che non se ne vanno mai.

Corre parecchio 2024, data di scadenza di un amore celebrato con sonorità molto sintetiche, fra bolle di sapone che scoppiano ovunque e dinamiche particolarmente vertiginose.

Al terzo posto della tracklist, la ballad, come si faceva una volta: E poi rallenta improvvisamente i palpiti. Lei ha lasciato di tutto dietro lo specchio, se n’è andata e lui rimane qui ad annusare il temporale.

Si cantano Parole piccole, alla ricerca di un chiodo scaccia chiodo, in un brano che parla di se stesso e che torna ad accelerare un po’. Un trattamento da vampiro non salverà da un amore probabilmente sbagliato.

Ci si perde poi alla ricerca di un Motivo, che gioca con sonorità un po’ più esplorative, come se dopo aver messo lì qualche pezzo di “radical pop”, Bais volesse tornare ad abitudini più avventurose dal punto di vista musicale.

Bassi abbastanza profondi per Freddo cane, che però si riscopre leggera, forse troppo, viste le temperature: visioni da anni ’70 e desideri di una rivoluzione della quale però rimangono poche tracce.

Voce e chitarra classica per Calvin (Klein) che si prende un minuto e mezzo per parlare “la lingua del capitalismo“. Tanto sono tutti ubriachi.

Ci sono troppe domande all’interno di Silicone, mid-tempo guidata dalle tastiere e ricca di svisatine per un pop sempre colorato. Vino naturale che fa male, quando si cerca “la mia metà“, tra colazione e pentimento: un altro brano pop energico e d’impatto.

C’è una ricerca anche alla base di Due finestre, altro brano da un minuto e mezzo, stavolta ipercinetico ed elettronico. Si finisce con il volo degli Avvoltoi, brano abbastanza cantautorale e sicuramente più pensoso di quelli che lo precedono.

Bais sceglie la strada del Radical Pop ed è sicuramente una scelta vincente, perché porta in evidenza tutti i suoi talenti di scrittura rapida, fulminante. Certo per strada si perdono un po’, almeno in questo caso e nella fotografia di questo momento, tutte le parti dreamy del suo sentire, che personalmente mi convincevano molto. Ma ci sarà tempo per recuperarle, magari con il prossimo album.

Genere musicale: pop

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