Bjrg, “Skin deep”: recensione e streaming
Bjrg (ex-Berg) pubblica Skin deep, lp realizzato con l’utilizzo della sola voce nuda, due microfoni, una loop station e due pedali delay, senza elettronica o strumenti.
Il sound creato dalla sola voce di Bjrg ha influenze trip-hop, sperimentali e new-wave. Il suo primo ep Solastalgia (uscito per Sangue Disken nel 2016) lo ha portato anche a un tour di sei date in Marocco.
Bjrg traccia per traccia
Si parte da Out, breve introduzione solo vocale, che lascia presto spazio a In the, che alle varie declinazioni spaziali della voce unisce effettistica e ritmi marcati.
Con Flesh si ascende a idee più angeliche, nonostante qualche schermaglia ritmica, con cori che si innalzano.
C’è un che di allarmante all’interno di Nothing, che si gioca su piccoli loop e su un groove ritmico particolarmente sviluppato.
Tutt’altra atmosfera quella di But, che sembra figlia del gospel, anche se la seconda parte si articola a più livelli.
Un po’ più aggressiva e forse dolorosa Skin, che sfuma e si sfoglia su un fronte più vasto, regalando sensazioni in contrasto.
Vibrante e nervosa ecco Is, che sullo sfondo colloca cori quasi religiosi, ma sulla superficie graffia e slitta, con esiti del tutto sperimentali.
Si torna a concetti più aerei con Unseen, armonizzata e morbida, deposta su morbide nuvole sonore.
A chiudere, ecco Firework, molto più incisiva e
Ci sono aspetti pop e altri più sperimentali nel disco di Bjrg, interessante per gli aspetti tecnici della realizzazione ma colorato di pop e non catalogabile a pura curiosità: i pezzi ci sono e sono vivi e buoni, a prescindere dal tecnicismo.