Blue Parrot Fishes, “Totani su Totem”: la recensione

I Blue Parrot Fishes (BPF) pubblicano Totani su Totem, concentrato di rock con influenze blues all’elettronica, con forti dinamiche ironiche e stralunate nei testi. I generi finiscono agevolmente nel tritacarne per un gruppo che lascia libertà assoluta ai propri istinti. Anche ai più bassi.

Blue Parrot Fishes traccia per traccia

Si parte da una furibonda Il Sogno mio più bello, che coniuga istinti rock quasi math con derive di testo portate vero il gioco di parole e la follia. Si prosegue con un’altrettanto robusta Tra me e me, mentre Babylonelya svaria anche di più a livello di costruzione e struttura, grazie a interventi fantasiosi delle chitarre e un’inclinazione al progressive.

Inclinazioni che si approfondiscono e si rendono anche più drammatiche (anche in senso teatrale) con Dilanopolyih. Meno drammatico l’impatto di Porcelli, che va su un fiabesco decisamente sui generis, con un sound che parte dall’hard rock fino a influenze hip hop. Chill Out fa quello che promette il titolo: calma le acque, con un testo in inglese e atmosfere molto più tranquille.

Ecco poi Assurdo, già uscita come singolo e anche questa piuttosto fedele al proprio titolo, con porte a sorpresa, trucchetti e altre curiosità. Camminatore dei cieli (in inglese, Skywalker) provvede un’interpretazione piuttosto fantasiosa di una ben nota saga stellare. Si passa a voci pesantemente modificate con L’inno della banana, tra la marcetta e alcune proclamazioni, attorniate da un sound tra i cartoon, Frank Zappa e i Balcani.

Lo straordinario dugongo mette da parte il politically correct (ammesso che ce ne fosse traccia in precedenza) e piega la propria realtà a logiche che stanno tra la canzonetta vintage e l’hard rock. Si chiude con una ballata classica (più o meno) come Agrodolce, che si richiama ad atmosfere angeliche un po’ in stile Muse.

L’attitudine al racconto (molto molto molto ironico, spesso) è il tratto più evidente dei Blue Parrot Fishes, ma è una caratteristica a doppio taglio perché tende a far sottovalutare le capacità strumentali e musicali in genere, che sono invece notevoli.

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