TG è il nuovo singolo firmato da Blumosso, a completamento di una trilogia di brani. Lo abbiamo intervistato.
“TG” completa la tua trilogia: qual era la caratteristica che mancava per chiudere il discorso e che hai portato con la nuova canzone?
Mi piace spaziare sulla variante continuità. Mi spiego: è vitale per un musicista il concetto di cambiamento, ma perché questo possa essere “credibile” agli occhi o alle orecchie di un pubblico probabile, deve esserci sempre una sotterranea coerenza. TG, viene dopo NORDEST e VABEH, due brani che fanno ascoltare un lato diverso di me. Con TG, ho voluto riportare coerenza al mio percorso; riportare Blumosso all’essenzialità di un brano piano e voce, al quale non sono nuovo. Per cui il finale di “Di questo e d’altri amori” si basa essenzialmente su un “levare” e non su un’aggiunta.
Ci racconti qualcosa di più a proposito della genesi di questa ballata dolce e un po’ “casalinga”?
Bah, non c’è tanto da raccontare, è un brano mosso dalla routine di quei giorni dati dal primo lockdown. Dalla riscoperta di alcuni riti: la cena presto, il guardare il telegiornale. Una canzone dedicata a quello che avevo in quei giorni: i gesti soltanto.
Hai in preparazione un disco, ma conclusa questa trilogia pensi che ne inizierai un’altra?
Dirò la verità: questa della triologia è un’invenzione pensata dopo. All’inizio c’era solo la voglia di condividere tre brani che sapevo già non avrei inserito nel prossimo lavoro. E allo stesso tempo, non lasciare queste canzoni sparse a caso nel web. Quindi ho cercato una quadra. Un mini ep (che già l’ep è una cosa “piccola”). Per cui questa è proprio una cosa minuscola. Ma dalle mie parti si dice “nella botte piccola, c’è il vino buono!”
Tornando al disco: ci puoi anticipare qualcosa?
Non ha senso anticipare, perché tutto è in divenire. L’unica cosa che mi sento di dire è che “abbandonerò l’acqua”… a voi l’interpretazione.
Sei riuscito a suonare dal vivo questa estate? Ci racconti com’è andata e dove eventualmente ti potremo vedere?
Ho suonato poco e nulla. Ma per mia volontà… non ero predisposto mentalmente. Mi sono preso del tempo. Ho soltanto voluto dedicare due miei concerti alle persone che mi seguono e che ascoltano la mia musica. Due live ai quali ho dato come titolo “Sogno di due notti di piena estate” con un rimando a Shakespeare che sinceramente riguarda solo l’arco temporale (metà luglio, quindi in piena estate), ma che alla fine poi si è rivelato davvero un sogno poetico per me e per chi c’è stato. Spero che con l’uscita del disco parta un tour connesso. Dico spero perché di questi tempi mai dare per ovvie le cose.