Cinque anni dopo Facile arriva Soloist, il nuovo album in solo di Davide “Boosta” Dileo, in uscita su vinile e digitale.
All’uscita dell’album seguirà anche un tour di presentazione che partirà il 29 aprile dal Teatro Olimpico di Vicenza, per poi proseguire il 30 aprile all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il 2 maggio all’Auditorium S. Francesco di Perugia, il 3 maggio al Teatro F. Bibiena di Sant’Agata Bolognese (BO), il 4 maggio al Teatro La Rondinella di Montefano (MC), il 7 maggio alla Sala Vanni di Firenze, l’8 maggio al Centro Culturale Candiani di Mestre (VE), il 9 maggio al Teatro Zancarano di Sacile (PN), il 10 maggio al Mercato Nuovo di Taranto, il 14 maggio all’Oratorio Santa Pelagia di Torino, il 16 maggio al Giardino della Triennale di Milano e il 17 maggio al Teatro Verdi di Genova. Le date del Soloist tour, prodotto da Tema e in collaborazione con Ventidieci, sono in continuo aggiornamento.
Un pianoforte a coda e una postazione elettronica. Questi i riferimenti strumentali di cui Dileo si serve per esprimere nel nuovo album, e sul palco, le diverse tonalità di colore e le sfumature timbriche che caratterizzano la sua (nuova) musica.
C’è il pianoforte al centro come un corpo davanti allo specchio, in una stanza. Tra il letto e un armadio. Ho scelto di suonarlo nudo, lasciarlo riposare con le note lunghe e sdraiate, risvegliarlo ai bruschi tocchi, vestirlo di esperimenti e invitato a uscire.
Boosta traccia per traccia
Con un movimento a salire, ma anche a onda, Cortex apre le danze sul disco, facendo registrare un passo compassato ma in crescita. Il finale torna al pianoforte e al contrario rallenta, anche bruscamente.
C’è una certa sensazione di melodia diffusa nella breve Short Walk, che mantiene fede al proprio nome superando a stento il minuto di camminata. Il movimento del pianoforte si fa più contrastato in BTW, prima di trovare una propria linea avvolgente, suscettibile però di variazioni e accelerazioni.
Molto più meditativo l’approccio di In My Room pt. 3, che procede a loop, con una consistente dose di inquietudine a foderare il brano. Risuonano sempre più lontane e nostalgiche le note di An Old Theatre, circondate da una pioggia scrosciante.
Slave to My Rhythm, oltre ad alludere a un antico successo di Grace Jones, si fa abbastanza martellante quanto a dinamiche, benché tutto sia presentato con gentilezza complessiva.
Si procede poi con My Endless Love, breve e scomposta. E’ una sorta di preludio alla reinterpretazione di Black Hole Sun, grande classico dei Soundgarden: qui si privilegia ovviamente la linea melodica generale, mettendone in rilievo le caratteristiche dolciamare.
Il brano più lungo del disco, oltre sette minuti, è Re, che si colloca poco dopo la metà (o all’inizio del secondo lato, nel caso del vinile), per concedersi esplorazioni più sperimentali anche in campo rumoristico. Un movimento frammentato apre il discorso, prima che il piano torni a dettare la linea, costruendo il proprio mondo un po’ per volta.
Torna a immergersi in una melodia profondamente malinconica Case of Proof, tutta avvolta dai tasi del pianoforte. Molto meno dolce e molto più inquietante Overloading, che si costruisce giro dopo giro.
Si torna In My Room, pt. 2, per un viaggio sulle note più basse, con un discorso ritmico abbastanza scomposto. Un movimento interno sempre più forte si fa largo nella seconda parte del brano. A chiudere arriva The Dummy Melody of My Spleen, verticale ed elegante nell’incedere.
Prosegue la ricerca di Davide Boosta Dileo di una forma musicale del tutto differente rispetto a quella della band che lo ha reso famoso: la ricerca è intima, personale, ma sensata anche al di là delle pareti del suo studio.
In questo caso prevalgono quasi sempre i brani brevi, le frammentazioni ma anche le linee melodiche, a dispetto di sperimentazioni sonore che si concentrano in pochi episodi. Ma il discorso è omogeneo e integrale, con molte virtù e con la possibilità di allargare ulteriormente i propri spazi.
Genere musicale: piano, strumentale, ambient
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