La grande evasione è l’album di debutto dei Bouganville, in uscita per Dischi Belli e distribuito da Believe. Dopo Investigazioni private e il nuovo singolo Non è cosa arriva l’album d’esordio della band: dieci tracce in cui viene cantata la voglia di fuggire, la difficoltà nell’affrontare le relazioni sociali e la retrospettiva rosea, un fenomeno psicologico tale per cui le persone tendono a giudicare il passato in modo molto più positivo di quanto giudichino il presente.

Lo scenario è la città, i luoghi di ritrovo che diventano un vero e proprio “quartier generale” ma che, col passare del tempo, possono trasformarsi in monumenti vuoti, pieni di ricordi. La copertina è un opera d’arte di Eugenio Carmi, importante astrattista Italiano morto nel 2016. L’opera si chiama Realtà Sognata e ha ispirato la band nell’estetica delle grafiche ma anche negli arrangiamenti delle canzoni. 

Bouganville traccia per traccia

Inizio piuttosto clamoroso per La mia città, che cerca da subito di trasmettere un certo senso di malinconia e spaesamento (“non mi sento a casa a casa mia“) utilizzando però delle sonorità simil-disco anni ’70. Buoni giri di basso, dinamiche vibranti e un buon impatto iniziale.

Non è cosa prosegue su tematiche autobiografiche e con una certa continuità con il brano precedente, almeno a livello sonoro. I ritmi sono variabili, ora sotterranei ora molto plateali, in un’interessante mescolanza che sa di rock e di funk.

Si entra (o si permane) in un club per Voglio fuggire, che manifesta paure e tentazioni, con un languido “andiamo via” a fare da trait d’union di un pezzo morbido.

Titolo tipo Dire Straits ma atmosfere sempre piuttosto black per Investigazioni private, che si aggira su profili intimi ma sempre con qualche luminescenza sonora e qualche cambio di ritmo in agguato.

La malinconia prende corpo in Ogni volta che ti vedo, che questa volta si concentra su una fuga da una persona, anziché da una situazione complessiva. Riusciranno i nostri eroi a dire addio? Forse la risposta sta nei coretti di accompagnamento quasi 50’s.

Arpeggi iniziali e poi partenza più rumorosa per Eu sei, che parla di sparizioni e di non inseguimenti, di veleno e di serate rovinate. “Serve sempre più rumore/per riempire le tue ore“: necessità e disgrazie di vario tipo caratterizzano un Delirio di mezza estate dalle linee rapide e filanti, con una buonissima dose di elettricità.

Un’aspirazione che cresce subito quella di Non moriremo mai, con la sezione ritmica protagonista e un clima da festa mesta che riempie le casse.

Improvvisamente intima, ecco V.G., voce e chitarra in un senso complessivo di attutimento. Chiusura piuttosto malinconica con Quartier generale, che ritrae una situazione impossibile (la Roma che passa in vetta, dai, onestamente) e poi un incontro casuale dal benzinaio, che accende nuove malinconie.

Miscela molto interessante quella proposta dai Bouganville, che padroneggiano un genere scivoloso e anzi lo piegano ai propri desideri. Un disco d’esordio già maturo e consapevole, con tanti pezzi interessanti e significativi e un ottimo senso di compattezza complessiva.

Genere musicale: funk rock

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