Tempo di anteprime esclusive: oggi TRAKS ti regala Anything You Say May Be Used Against You, il nuovo ep dei Brain Ragu.
La band senese, composta da Simone Nati, Mattia Cella e Giorgio Fatica, prende vita a partire dal 2014. Fin da subito la formazione è spinta dal desiderio di fondere insieme l’influenza dell’elettronica europea (Digitalism, Soulwax, Moderat), del post rock (Mogwai, Explosions In The Sky) e della new wave (New Order, Cure) in un progetto che rompa i canoni della band rock classica, ma che ne mantenga la forza comunicativa.
L’idea portata avanti è quella di sviluppare una modalità di scrittura che renda il processo creativo fluido e aperto a costanti sperimentazioni, senza rinunciare completamente alla forma canzone.
Primo risultato di questa scelta in campo compositivo è la pubblicazione, nell’ottobre 2017, del primo omonimo ep per l’etichetta Coconuts Records. Il lavoro riscuote particolare interesse e permette alla band di ampliare notevolmente l’attività live.
Forti di questo primo riscontro molto positivo, la band, nel corso del 2018, ritorna in studio per registrare cinque nuovi brani. Ed ecco Anything You Say May Be Used Against You, nuovo ep, ancora una volta pubblicato per Coconuts Records
Il nuovo capitolo dei Brain Ragu è un corpo unico suddiviso in cinque parti. Se il primo ep si era innamorato della ruvidezza del lo-fi, con questo nuovo lavoro l’intenzione pare proprio quella di volgere lo sguardo alla nitidezza sonora e alla raffinatezza melodica.
Il post rock e l’elettronica la fanno da padroni, quasi mettendo in disparte la componente new wave, ma non ci si ferma qui. Emergono svariati richiami kraut e psichedelici, combinati con scuri elementi al limite del rock/blues o con luminose atmosfere dal sapore dreampop/shoegaze.
Abbiamo rivolto qualche domanda alla band.
Che cosa è cambiato, nella band e nella vostra musica, rispetto al vostro ep d’esordio?
Mattia: Una delle cose più significative che è cambiata in questo progetto è sicuramente l’approccio alla creazione della nostra musica. La nostra volontà iniziale era di improvvisare senza porci tanti problemi, basti pensare che il nostro primo live assomigliava più a una lunga jam fatta di “momenti” a cui ancora non avevamo dato un nome, piuttosto che a una serie di brani messi in scaletta; ed è proprio da qui che è nato il nostro primo ep.
AYSMBUAY invece ha avuto un approccio completamente diverso. Il nostro modo di scrivere è cambiato. Anche il genere è cambiato, o meglio, si è evoluto. L’aggressività si è attenuata e abbiamo dato sfogo a linee più orecchiabili, un po’ per il piacere di suonarle e un po’ per la voglia di avvicinare un pubblico più eterogeneo. Anche per poter eseguire AYSMBUAY dal vivo abbiamo dovuto studiare un live set completamente differente dal precedente. Il risultato è stato un concerto coinvolgente dove è possibile ascoltare ogni minimo dettaglio dei brani del disco. Il nostro più grande stimolo sono le infinite possibilità di questa musica. Sicuramente nel prossimo disco vivremo una ulteriore evoluzione.
C’è un certo sapore “poliziesco” nel titolo e nella prima traccia “Bunch of Cops”, ma non nella musica dell’ep: vorrei sapere da dove nascono questo tipo di ispirazioni e se siete appassionati del genere.
Simone: In realtà il titolo della prima traccia deriva da un dialogo tratto da Robocop del 1987 di Paul Verhoeven. Ascoltando la traccia si possono sentire alcune parti di quel dialogo. Tutto l’ep è pieno di frame audio pesantemente elaborati tratti da celebri film sci-fi anni 80. Siamo molto appassionati di quel tipo di fantascienza umanistica che tra gli anni ’80 e’ 90 ha avuto il suo massimo splendore cinematografico. Il feroce cinismo di quei futuri distopici fatti di polizia brutale, lavoro disumanizzante, mega corporazioni pronte a tutto per perseguire interessi economici non ci sembrano poi così lontani dalla realtà che viviamo.
Volete spendere qualche parola per presentare ognuno dei cinque brani che ascoltiamo oggi su TRAKS in anteprima esclusiva?
Giorgio: Non è cosa facile presentare a parole questi brani, ma ci proveremo. Bunch of Cops nasce da un amore folle per gli intro di Idealism dei Digitalism, disco di un’efficacia incredibile, ogni canzone cresce in modo esponenziale battuta dopo battuta e il risultato è uno stordimento da drum machine stupendo. Ecco, con Bunch Of Cops abbiamo cercato di avvicinarci il più possibile a quel tipo di impatto sonoro.
Decision Maker è un brano dai colori vivaci, è una canzone che deve trasmettere energia positiva e vitalità. È stato forse il nostro primo vero esperimento di composizione, nulla è lasciato al caso. L’atmosfera shimmer è una dedica alla musica shoegaze dei Ride.
Mud_honey è lo spartiacque del disco. È entrata nell’ep in punta di piedi, ed è risultata in seguito essere la canzone melodicamente più accattivante. Il titolo è esemplificativo delle due anime musicali contrapposte nella composizione ma, si, è anche un richiamo alla band di Seattle; See You At The Party, Richter! invece è stata concepita per far ballare, semplice. A cosa serve avere una drum machine se non la si sfrutta per far ballare la gente? A nulla. In questo brano abbiamo voluto inserire l’acidità dei Soulwax negli intro e atmosfere alla God Is An Astronaut nei bridge, ma sono dettagli. Questa canzone deve solo far ballare. Punto.
No Blood, No Dallas è il brano più intimo e audace del disco. È una ballad di 7 minuti e mezzo costruita su più strati dinamici. È la conclusione del percorso che ha portato al concepimento di AYSMBUAY, ed è la canzone di cui siamo più orgogliosi probabilmente. Il lavoro su questo brano è stato tanto e siamo davvero fieri del risultato finale. Al suo interno potete trovare tutto il nostro amore per la musica e per questo progetto. Speriamo davvero che l’energia di questo disco vi piaccia.
Fin dai primi passi avete sempre seguito con interesse le mosse dell’elettronica europea. Quali sono i fenomeni che ritenete più interessanti oggi, in questo ambito?
Giorgio: Si, l’elettronica di stampo europeo ci piace un sacco. L’aspetto che ci affascina di più è immaginarci come vengano concepiti dischi di questo genere. Si tratta di dischi profondi, seminali, pieni di spunti per costruire nuovi brani originali. Jon Hopkins, Singularity (2018) ci è piaciuto tantissimo. È folgorante, ispiratissimo. Emergence di Max Cooper del 2016 è stato un altro disco importantissimo per noi. Desert Sound Colony, gli ep dal 2014 al 2016 (the way I Began, Cracks, Signals) hanno contribuito alla nascita dei Brain RaGu.
I Boards Of Canada hanno una discografia di una bellezza indescrivibile. Potremmo citare Aphex Twin, Modselektor, Soulwax, ma anche Tycho e Caribou andando sul territorio americano/canadese, tutti nomi noti a chi ascolta questo genere, ovviamente. Per esempio, la decisione di inserire i frame vocali all’interno dei brani è nata dall’ascolto di Inform – Educate – Entertain, disco del 2013 dei Public Service Broadcasting. Stupendo.