Brenneke, “Ogni Mai Più (Vol. 3)”: recensione e streaming

Ogni Mai Più (Vol. 3) è il nuovo album di Brenneke, disponibile su tutte le principali piattaforme streaming per Vetrodischi, distribuito da The Orchard. Cinque nuovi brani che completano il percorso iniziato con la pubblicazione di Ogni Mai Più (Vol. 1) e continuato con Ogni Mai Più (Vol. 2).

Da un certo momento in poi inizia a diventare difficile definirsi. Le persone che siamo o siamo stati cominciano a essere un po’ troppe, alcune in contrapposizione tra loro, anche se convivono. I piani del tempo si fondono e non sappiamo più quali ideali rappresentiamo. Le cose a cui credevi una volta che significato hanno oggi? Dove sono le persone che avresti voluto essere? Il tempo è una strana fisarmonica di opposti. Circolarità e unicità. Nulla si ripete ma tutto è ciclico

“Ogni Mai Più” è stato scritto in un’epoca, la nostra, in cui è in atto un moto di svalutazione di tante cose. Delle promesse, delle informazioni, degli obbiettivi, delle capacità, dei percorsi, delle esperienze, delle emozioni, delle relazioni. Mentre vediamo il nostro universo ripiegato nella svalutazione di tutto ciò che ce lo rende famigliare, senza rendercene conto anche noi ci svalutiamo, somigliando sempre più a fantasmi. Ci trasformiamo in individui senza più convinzioni, solo ricordi. In questa naturale evoluzione della società dei consumi, i veri consumati siamo noi

Ad accompagnare l’uscita, anche un post piuttosto disilluso di Brenneke su Instagram, a voler sottolineare le difficoltà, sempre crescenti, degli artisti indipendenti/emergenti nella realtà di oggi. Anche se dotati di talento, come in questo caso.

Brenneke traccia per traccia

Suggestioni alla Battisti si impadroniscono dell’introduzione di Litigare a Capodanno: le sensazioni leggermente psichedeliche rimangono ma si passa poi a una batteria irregolare e dispari per un brano che si fa muscolare all’improvviso, con la voce che cavalca agilmente l’onda.

Giro di accordi che rotola su se stesso per Estensione, che fa cenno alla guerra, ma si tratta di terreni intimi, con dialettica di relazione, tratteggiata con segni fitti ma anche con un mezzo sorriso, alimentato dagli archi sul finale.

C’è moltissima delicatezza nel tratto con cui è disegnata Alveari, che si apre un po’ per volta e trasmette sensazioni molto sognanti. Un’interposizione morbida proprio a centro ep, che consente di prendere un attimo di respiro.

Anche perché arriva subito Le Ultime Parole Che Ho, che di morbido ha pochissimo, con gli altri ma anche con se stessi. Milano, il senso di colpa, la giovinezza tradita e molti altri concetti vomitati con rabbia e allineati in una fila ordinata e incazzata: “Ce la meritiamo la quotidianità“. La seconda parte del brano, che è una sorta di Avvelenata da oltre sette minuti, si placa un attimo per quanto riguarda i suoni, ma non tantissimo per ciò che pertiene alle parole: “Mi aspettavo che qualcosa mi avrebbe in qualche modo attraversato“. E invece no. C’è bisogno di un finale un po’ più tranquillo, che arriva con Duefantasmi, che è più malinconica che placata.

Il leone sulla copertina del disco di Brenneke è sempre in gabbia e, anche se ruggisce, non uscirà più di lì. Ruggisce parecchio anche il cantautore, che è sicuramente una delle penne migliori della sua generazione anche se, a quanto dice lui stesso sui social, fatica a emergere nel frastuono continuo e incessante dal quale siamo tutti circondati.

Ed è un peccato perché davvero merita: testi taglienti e agilissimi, che colpiscono in profondità e lasciano il segno. Suoni che sono scelti con cura e inseriti in un contesto ponderato, giustificato e coinvolgente. Insomma un bellissimo lavoro, che va ascoltato dal volume 1 al volume 3, possibilmente più volte.

Genere musicale: cantautore

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