In breve: altre cinque segnalazioni per te

TRAKS ti segnala altri cinque dischi usciti di recente ma che, malandrino, potresti esserti perso: ecco le nostre recensioni in breve (con molto da ascoltare in streaming).

theNemo, “Dagli Snap al Crack”

theNemo è Emanuele Emma, classe 1977, nato a Monza e da sempre appassionato di musica. Dalla collaborazione con il musicista e produttore Luca Urbani è nato il suo primo ep , intitolato Dagli Snap al Crack. Quattro tracce di pop elettronico introspettivo, in cui la ricerca di se stessi è il fil rouge che unisce e amalgama i brani.  Una ricerca notturna, che inizia abbandonando gli abiti e le sovrastrutture, osservandosi dal di fuori e soffermandosi al dentro. Lavorare di notte è il primo brano, scelto anche come singolo. In apertura morbido, aumenta il ritmo in fretta, tra pause, silenzi, chitarre storte e synth. Di notte la città cambia volto, abbandona la frenesia e rende più umani i rapporti: si scambiano più volentieri sorrisi, si assapora più lentamente un caffè, si ascoltano canzoni passate alla radio e ci si lascia toccare nel profondo. Mi ricordo è una vecchia fotografia dai contorni sbiaditi, consumata nell’aspetto ma dal forte potere evocativo. In un crescendo di intensità synth-pop si alternano i ricordi di infanzia, le voci dei genitori, le mode dell’adolescenza, la televisione. La terza traccia, Teca, mantiene una buona linea ritmica dall’inizio del brano. Gli occhi sono i protagonisti del testo, spettatori costanti del tempo che passa inesorabile, e unici superstiti sinceri. L’ep si conclude con le chitarre elettriche di Grazie lo stesso, malinconica presa di coscienza delle fragilità che ci contraddistinguono in quanto esseri umani. Con questo primo lavoro, The Nemo accompagna l’ascoltatore in un viaggio breve e intenso, carico di suoni avvolgenti e silenzi riflessivi, rendendo il pop elettronico più morbido e rassicurante.

Chiara Orsetti

Passenger Side, “It means a lot”

Con influenze alt-folk ma anche con qualche esito apertamente rock, è uscito It means a lot, di Passenger Side, pubblicato da Cabezon Records. Dopo l’introduzione di Last Night Alive, si incontrano subito ambizioni vaste con Black Dawn, piuttosto semplice nei modi ma carica di un climax importante. Pezzi come Pieces (si perdoni il gioco di parole) si orientano verso il rock-pop, con qualche spruzzata di grunge. Solo pop, con un po’ di falsetto e ascendenze folk, in I swear to love you. Qualche dose di elettricità si incontra in Here, che lascia intravvedere qualcosa di psichedelico. Si chiude con la melodia della title track. Il disco forse rimane un po’ a metà del guado in qualche brano, ma qualche buona potenzialità si lascia intravvedere.

Bad Bones, “Demolition Derby”

Quarto album per i Bad Bones, che registrano Demolition Derby con il recente vocalist Max Malmerenda con un’attitudine decisa verso un metal piuttosto nostalgico. Si parte con Me Against Myself, rock metal di impronta vanhaleniana. Pezzi come Endless Road portano in evidenza la compattezza del sound della band, mentre Some Kind of Blues mette in evidenza, appunto, qualche radice blues. Si corre un po’ di più in Rusty Broken Song, ma c’è spazio anche per un ballatone come Red Sun, tra le undici tracce del disco. Registrato, mixato e masterizzato al Domination Studio di San Marino, il disco è prodotto da Simone Mularoni (DGM, Secret Sphere, Vison Divine) con voce registrata e prodotta da Roberto Tiranti (Labyrinth, Wonderworld) al Gianlupo’s Lair Studio in Genoa.

Scum, “Humana”

Cosa c’è di meglio, per iniziare l’anno in serenità, di una bella dose di death metal e di voci gutturali, condite da drumming impazzito e chitarre furibonde? Ecco qui allora il nuovo degli Scum, Humana, che contiene esattamente questo tipo di ingredienti. Pezzi come Under the Worm sono in grado di far saltare dalla sedia per la carica che contengono. Torrenti di lava e chitarre utilizzate come mitragliatrici caratterizzano Sons of Hatred. Indirizzi leggermente più psichedelici (ma senza esagerare) si scorgono in Collapsed. Nel complesso le sette tracce (compresa l’introduzione di We are the Evil) lasciano l’ascoltatore come passato sotto una pressa. La band esprime una forza interiore notevole e continuerà ad appagare i fan del genere.

Yena, “Yena”

La band friulana Yena pubblica il primo ep omonimo per Jack Rock Records. Quattro i brani che formano il lavoro di debutto, con la registrazione e la produzione di Andrea Rigonat e Henry Stills Productions. Già la traccia di apertura Migliore mette in evidenza le caratteristiche di un rock ruvido e cantato in italiano. Ritmi più bassi con Unici, che mette in luce un lato più introspettivo della band. Anche Lucia non sceglie fin da subito modi troppo bruschi, anche se la parte elettrica è sempre a portata di mano. Si torna a picchiare forte con Veleno, l’ultimo brano, che mette in evidenza qualche influsso dei 90s. Spunti interessanti, quelli espressi dagli Yena nell’arco delle quattro canzoni pubblicate. Sarà lecito pretendere qualche idea più originale a livello sonoro per i prossimi lavori.