Brunori Sas, “Cheap!”: recensione e streaming
Dario Brunori è un po’ come il buon padre di famiglia, quello che a sorpresa porta un regalo e fa tornare il sorriso a tutti noi, figli del suo fascino e della sua penna, e lo intitola Cheap!, Cinque Hit Estemporaneee Apparentemente Punk. A distanza di due anni dal fratello maggiore Cip!, di cui finge di essere un surrogato uscito un po’ male, Cheap! riesce a conquistare senza indossare l’abito buono e senza tirar fuori gli assi nella manica tipici dei primi appuntamenti. Si mostra nudo, essenziale, con l’approccio da “buona la prima”, registrato e suonato con qualche sporcatura, le sporcature tipiche di un prodotto artigianale, che profuma di sincerità e di volontà, di pensiero che precede l’azione ma senza troppe congetture, di cura.
Cheap! è una raccolta di cinque canzoni casalinghe, scritte e registrate in una settimana lo scorso dicembre, con strumentazione scarna e approccio da “buona la prima”. Si tratta quindi essenzialmente di un divertissement, nato dalla voglia di realizzare qualcosa di leggero (visti i tempi gravi), sia nel “cosa” che nel “come”. Un cotto e mangiato che affronta tematiche attuali, ma con un approccio che esce dalla dinamica “sacrale”, lunga e a tratti pallosa che connota la realizzazione dei dischi ufficiali.
brunori sas
Brunori Sas traccia per traccia
Il destino della donna è il destino della Terra / calpestata da millenni da maschietti sempre in guerra / chiusi in bagno col righello a stimare la lunghezza
Yoko Ono si apre con la domanda “Pole la donna permettisi di pareggiare con l’omo?“, scomodando il dibattito culturale femminista del film Berlinguer ti voglio bene di Bernardo Bertolucci per riflettere sul destino della donna, sull’uomo del Tremila e sul maschio primordiale che troppo spesso si confondono anche ai livelli più alti di evoluzione della specie. Nonostante i passi avanti, troppi pensieri restano in sospeso, troppe consuetudini vengono scambiate per realtà. Un basso secco e un intreccio di chitarre accompagna il flusso di pensieri di un uomo consapevole.
Cantiamo della vita e dell’amore / però poi, sotto sotto, ce piace il disco d’oro
Uno stornello contemporaneo, condito da cliché e insaporito dalla cialtroneria intelligente a cui siamo ormai troppo bene abituati: Ode al cantautore riesce a strappare più di un sorriso mentre si succedono le tappe della vita del moderno cantautore. Un surrogato dei grandi artisti del passato, da De André a Dalla, ovviamente passando per l’immancabile De Gregori (a me sempre affiancato da tutti i detrattori), a cui si aggiungono marchette socialmente condivise, crociate in Feltrinelli per la promozione e caccia ai diritti d’autore perché sono senza IVA, non come il baccalà. E se da un lato si perde la magia di questi moderni eroi che si affaticano cercando platini e ori, dall’altro si percepisce perfettamente quanto possa cambiare la percezione nel momento in cui la musica diventa lavoro, aspettativa, bisogno.
Accidenti all’Italia, che non crede più ai santi, non crede ai poeti e nemmeno agli eroi / figurati a noi
Il giallo addosso racconta di integrazione e della sua mancanza, di sfiducia e di capri espiatori, di speranza di bambini che sembrano avere la stessa luce negli occhi a prescindere dalla loro terra di origine, che non sempre è quella a cui appartengono. Il sound è sporco, la disillusione incalza, il desiderio di veder qualcosa cambiare è urgente.
È un pezo de protesta, ma como siempre nel mio caso a l’acqua de rosas!
Italiano Latino, Latino Italiano, come il dizionario che non ho mai voluto prendere in mano: se è vero che Brunori Sas protesta all’acqua di rose, è altrettanto vero che in questo pezzo ha tirato fuori qualche chicca che non dimenticheremo facilmente. Finto spagnolo, muscoli, spiaggia e reggaeton, ecco un altro maschio, quello che invoca il ritorno di capoccioni pelati dai camicini attillati. Il pezzo vive sulle corde, senza sezione ritmica di supporto perché sta in piedi da solo. Nuntereggae più di Rino Gaetano si trasforma in Nun te reggaeton, mescolando tutti i mali del mondo in un’unica creatura, purtroppo non ancora mitologica.
Siamo perduti
Maleducati, mal abituati
Inadeguati al vivere moderno
Sempre incazzati con il Padre eterno
E siamo liberi di fare
Tutto quello che ci pare
Anche se quello che ci pare in fondo
Nessuno sa cos’è
Emozionale, emozionante, Figli della borghesia ti ricorda ancora una volta di essere discepolo di Darione. Ti dice in faccia che sei figlio di stereotipi, che nonostante tutti gli sforzi l’inadeguatezza resta la sensazione di fondo per tanti, troppi di noi. Che siamo liberi di fare praticamente tutto, senza però avere idea di cosa vogliamo veramente. Un pianoforte elettrico, forse uno degli schiaffi meno elaborati dell’artista, ma indubbiamente uno di quelli a cui ripensi quando ti rendi conto di essere, anche tu come tanti, il protagonista delle sue parole.
Credo da sempre nella vita che la gratitudine sia necessaria per il buon proseguimento delle vite delle persone. A Brunori Sas sono grata da qualche anno ormai, perché quando si mette in testa di voler arrivare… sa come fare. Sa prendere i sentimenti, piccoli e grandi, e renderli musicalmente comprensibili anche a chi non è troppo abituato ad ascoltare. Arriva su più livelli, dal ritornello piacevole al pugno allo stomaco, dalla ricerca musicale finissima al semplice sedersi al pianoforte e vedere cosa succede. Cinque canzoni che ti cambieranno la vita, in peggio, racconta nella presentazione lo stesso autore, sapendo benissimo che, nonostante la caccia al disco d’oro faccia gola a tutti, ogni tanto qualcuno ha davvero qualcosa da dire. Tipo lui.