E così, mentre qua ci si azzuffa sul fatto se la prima serata del Festival sia corsa troppo veloce, se il vestito di Rose Villain, se la Clerici, se Fedez, c’è un signore che fa musica da un po’ e che sale sul palco dell’Ariston e ci porta una Canzone.

Brunori Sas ha suonato L’albero delle noci con la chitarra, mentre la versione del singolo è dominata dal pianoforte. Nessuna delle due versioni perde mezzo battito né mezza emozione, in un brano dedicato alla figlia, con semplicità, con sincerità ma senza essere sdolcinato.

E no, ragazzi, non c’entra niente De Gregori: né per il lessico, né per le situazioni, né per la voglia di scendere in mezzo al pubblico con la chitarra, di cantarla sorridendo mentre la gente intorno si commuove e piange come fanno i bambini. E tutta questa felicità forse la possiamo sostenere.

Brunori Sas, “L’albero delle noci”: il testo

Sono cresciute veloci le foglie sull’albero delle noci
E nei tuoi occhi di mamma adesso splende una piccola fiamma
Io come sempre canguro fra il passato e il futuro
Scrivo canzoni d’amore alla ricerca di un porto sicuro
E come un ragioniere in bilico fra il dare e l’avere
Faccio partite doppie persino col mio cuore
Come si può cadere in basso
Da una distanza siderale
Sono passati veloci questi anni feroci
E nel mio cuore di padre il desiderio adesso è chiuso a chiave
E tu sei stata bravissima all’esame di maturità
Ad unire i puntini fra la mia bocca e la verità
Che tutto questo amore io non lo posso sostenere
Perché conosco benissimo le dimensioni del mio cuore
E posso navigare anche in assenza di stella polare
Vorrei cambiare la voce
Vorrei cantare senza parole
Senza mentire
Per paura di farti soffrire
Vorrei cantarti l’amore, amore
Il buio che arriva nel giorno che muore
Senza cadere
Nella paura di farti male
Sono cresciuto in una terra crudele dove la neve si mescola al miele
E le persone buone portano in testa corone di spine
Ed ho imparato sin da bambino la differenza fra il sangue e il vino
E che una vita si può spezzare per un pezzetto di carne o di pane
E a tutta questa felicità io non mi posso abituare
Perché conosco il sogno del faraone
Le vacche grasse e le vacche magre
E che si può cadere da una distanza siderale
Vorrei cambiare la voce
Vorrei cantare senza parole
Senza mentire
Per paura di farti soffrire
Vorrei cantarti l’amore, amore
La notte che arriva nel giorno che muore
Senza cadere
Nella paura di farti male
Sono cresciuti troppo veloci questi riccioli meravigliosi
E ora ti vedo camminare con la manina in quella di tua madre
E tutta questa felicità forse la posso sostenere
Perché hai cambiato l’architettura e le proporzioni del mio cuore
E posso navigare sotto una nuova stella polare.

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